Reazioni al sito d’iniezione: il cisplatino è somministrato per infusione endovenosa. Durante la somministrazione possono manifestarsi reazioni infiammatorie al sito d’iniezione.
Stravaso: lo stravaso rappresenta una complicanza della somministrazione infusionale di farmaci. Nel caso dei farmaci antitumorali lo stravaso può causare lesioni anche gravi ai tessuti molli sia nel giro di breve tempo sia a distanza di settimane dall’evento ed è pertanto considerato un’urgenza medica. Il cisplatino è classificato come vescicante (danno tissutale) per concentrazioni > 0,4 mg/ml e come irritante (calore e infiammazione al sito d’inizione e lungo la vena, senza danno tissutale) per concentrazioni < 0,4 mg/ml. Il trattamento prevede l’impiego (toccature) di dimetilsolfossido al 90% ogni 6 ore per una settimana senza coprire la parte interessata dallo stravaso, l’applicazione di ghiaccio per 20 minuti 4 volte al giorno per i tre giorni successivi allo stravaso e il posizionamento dell’arto in scarico (Rete Oncologica del Piemonte e della valle d’Aosta, 2016; Azienda USL Pescara, 2014) L’incidenza di stravaso in seguito a somministrazione di farmaci antitumorali è stimata pari allo 0,1-6,5%.
Nausea e vomito: il cisplatino è un farmaco che provoca nausea e vomito severi in oltre il 90% dei pazienti. Questi sintomi sono dose-dipendenti. La chemioterapia con cisplatino deve essere associata ad un trattamento antiemetico adeguato, basato sull’uso di antagonisti della dopamina e sul desametasone. La terapia antiemetica è raccomandata per 3-7 giorni dopo il cisplatino per prevenire e/o contenere nausea, vomito e inappetenza.
Mielosoppressione: il cisplatino provoca mielosoppressione. Prima di somministrare il farmaco verificare i livelli ematici di leucociti e piastrine, soprattutto nei pazienti sottoposti in precedenza a chemioterapia o radioterapia mielosoppressiva.
Tossicità renale: poiché il cisplatino causa danno renale (è un farmaco nefrotossico), prima di ogni somministrazione deve essere valutata la funzionalità renale del paziente con test di laboratorio quali creatininemia, azotemia, elettroliti sierici, clearance della creatinina. E’ necessario inoltre prestare attenzione a tutte le condizioni che potrebbero favorire una compromissione dell’attività renale come, ad esempio, l’iperuricemia, l’iperalbuminemia, la co-somministrazione con farmaci nefrotossici. Nei pazienti con ridotta funzionalità renale prima della somministrazione del cisplatino è necessario adeguare la dose di farmaco.
Idratazione: prima di somministrare il cisplatino è opportuno valutare i livelli sierici degli elettroliti ed eventualmente correggere un eventuale squilibrio. Durante la somministrazione del cisplatino il paziente deve essere adeguatamente idratato per aumentare l’escrezione di urina e attenuare, in questo modo, la nefrotossicità del farmaco. Una corretta idratazione deve essere mantenuta per 2-12 ore prima della somminsitrazione del cisplatino e per almeno 6 ore dopo la sua somministrazione. Come soluzioni per l’idratazione può essere utilizzata una soluzione di cloruro di sodio allo 0,9% oppure una soluzione contenente cloruro di sodio allo 0,9% e glucosio al 5% in rapporto 1:1. Se la produzione di urina è insufficiente dopo l’idratazione (< 100/200 ml/ora) è possibile ricorrere alla diuresi forzata con mannitolo (375 ml di soluzione di mannitolo al 10% per infusione endovena) o con un diuretico se la funzione renale del paziente è nella norma. La diuresi forzata è necessaria quando il cisplatino è somministrato a dosi > 60 mg/m2. Un’inadeguata idratazione può inoltre essere un fattore predisponente la comparsa di sindrome da lisi tumorale. Questa sindrome è caratterizzata dal rilascio nel sangue in breve tempo di elevate quantità di materiale intracellulare per apoptosi (morte programmata) delle cellule tumorali indotta dalla chemioterapia. La sindrome da lisi tumorale si manifesta soprattutto in caso di linfomi o leucemie acute, raramente con tumori solidi. Si tratta di una condizione potenzialmente fatale, per il rischio di insufficienza renale acuta e aritmie fatali.
Disturbi dell’udito: poiché il cisplatino è ototossico, il suo utilizzo in pazienti con problemi all’udito potrebbe causare sordità. Particolare cautela deve essere adottata in caso di pazienti pediatrici. Prima di somministrare il farmaco dovrebbe essere effettuato un test audiometrico.
Neuropatia periferica: il cisplatino può causare neurotossicità (parestesia, areflessia, perdita propiocettiva, perdita motoria), soprattutto se somministrato ad alte dosi o in modo frequente. La somministrazione del farmaco dovrebbe essere preceduta da un esame neurologico.
Malattie infettive: nei pazienti con un’infezione in corso è necessario attenderne la guarigione, prima di somministrare il cisplatino. I pazienti che hanno precedentemente avuto infezioni virali sostenute da virus che permangono in forma silente nell’organismo (varicella zoster, Herpes simplex) possono andare incontro ad una riattivazione dell’infezione dopo trattamento con cisplatino.
Patologia dentale: il cisplatino, come tutti i chemioterapici, può provocare problemi alle mucose. A livello dentale, questo comporta un aumento del rischio di sanguinamento gengivale e di infezione. I pazienti che devono affrontare una chemioterapia con cisplatino dovrebbero effettuare eventuali interventi odontoiatrici prima o dopo la chemioterapia. Inoltre dovrebbero essere educati ad una più attenta igiene orale (levaggio regolare dei denti e uso del filo interdentale) prima della terapia.
Vaccinazioni: poiché il cisplatino riduce la risposta anticorpale, la somminsitrazione di vaccini vivi deve essere evitata per il rischio di malattia fatale da vaccinazione. Nei pazienti immunocompromessi in seguito a chemioterapia, in sostituzione della vaccinazione potrebbe essere utile valutare una profilassi passiva con immunoglobuline. Inoltre i bambini con immunocompromissione severa devono essere considerati suscettibili alle infezioni anche se precedentemente vaccinati.
Reazioni allergiche: i composti del platino, insieme ai taxani, sono la classe maggiormente responsabile di ipersensibilità, che interessa sia la somministrazione per via endovenosa, sia quella intraperitoneale e intravescicale. Il rischio di ipersensibilità al platino aumenta in funzione dell’esposizione: in genere le reazioni di ipersensibilità al cisplatino si manifestano dopo diversi cicli di chemioterapia (con la seconda o terza ri-esposizione al farmaco), sono rare le manifestazioni dopo la prima esposizione (Otani et al., 2017; Solomon, Colonna, 2017). Sulla base dei dati di letteratura, l’incidenza complessiva delle reazioni di ipersensibilità al cisplatino si attesta sul 5%. Le reazioni di ipersensibilità sono potenzialmente fatali e pertanto richiedono la sospensione immediata del farmaco e il trattamento del paziente con adrenalina, antistaminici e glucocorticoidi. Per la diagnosi dell’ipersensibilità ai composti del platino si utilizzano i test cutanei (skin prick test e intradermoreazione). Se non ci sono alternative all’impiego del platino come chemioterapico, è possibile effettuare la desensibilizzazione farmacologica, che consiste nell’indurre una temporanea tolleranza al farmaco, somministrando piccole quantità crescenti del farmaco responsabile della reazione allergica. Nel caso del cisplatino l’esperienza clinica relativa a questa procedura è attestata soprattutto in caso di tumore dell’ovaio.
Pazienti anziani: secondo i Criteri di Beers, definiti dalla Società americana dei medici geriatri, il cisplatino è considerato un farmaco potenzialmente inappropriato nei pazienti anziani da impiegare con estrema cautela (American Geriatrics Society Beers Criteria Update Expert Panel, 2019). I pazienti anziani infatti sono più suscettibili agli effetti causati dal cisplatino su globuli bianchi e piastrine (mielosoppressione), complicanze infettive, neuropatia periferica, nefrotossicità rispetto ai pazienti più giovani. Inoltre il farmaco può causare o aggravare l’iponatriemia e la sindrome da inappropriata secrezione di ormone antidiuretico, condizioni per cui il paziente anziano presenta già un rischio elevato.
Pazienti pediatrici: i bambini trattati con cisplatino hanno un rischio più elevato degli adulti di sviluppare danni all’udito. E’ importante pertanto effettuare test audiometrici sia prima di ogni nuova somministrazione di cisplatino sia a distanza di anni dopo la fine della chemioterapia. La possibilità infatti di intervenire rapidamente in caso di deficit dell’udito consente di limitare il potenziale danno cognitivo e sociale del bambino.
Gravidanza e allattamento: il cisplatino non deve essere utilizzato in gravidanza se non in caso di necessità, poiché si tratta di un farmaco con tossicità riproduttiva. Le donne e gli uomini trattati con cisplatino devono adottare valide misure di contraccezione durante e per i 6 mesi successivi la chemioterapia. Poiché il cisplatino può causare infertilità irreversibile, prima di iniziare la chemioterapia si raccomanda di richiedere una consultazione genetica nel caso il paziente voglia avere figli dopo la terapia. Il cisplatino non è compatibile con l’allattamento al seno.
Potenziale cancerogeno: il cisplatino è stato associato all’insorgenza di leucemia secondaria. Il rischio assoluto è comunque basso e non sostanzialmente diverso da un regime chemioterapico non contenente cisplatino (Liang et al., 2017a).
Alluminio: poiché il cisplatino reagisce con l’alluminio metallico formando un precipitato, l’alluminio non deve essere contenuto negli strumenti che si utilizzano per la somministrazione del farmaco (aghi, siringhe, cateteri, etc.).
Esposizione accidentale: il cisplatino deve essere maneggiato con cura, utilizzando protezioni adeguate (guanti, occhiali, camice). In caso di contatto con la cute, le mucose o gli occhi, procedere ad un lavaggio immediato con acqua e sapone (rischio di lesioni cutanee).
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