Gli effetti avversi causati dall’impiego di ceftriaxone riportati con maggiore frequenza comprendono disturbi a carico del sistema gastrointestinale (3,45%), ipersensibilità (3%) e reazioni a livello locale (1,86%); nei pazienti di età pediatrica effetti avversi a livello del sistema gastrointestinale e ipersensibilità sono stati riscontrati con un’incidenza pari rispettivamente a 5,6% e 3,3% (Moskovitz, 1984).
La somministrazione di ceftriaxone è risultata associata anche alla comparsa di anomalie nei test di laboratorio; le anomalie riscontrate con maggiore frequenza sono quelle del quadro ematico (14%) con eosinofilia transitoria, trombocitopenia (incidenza maggiore in caso di due anziché una somministrazione giornaliera), leucopenia, trombocitopenia. Sono state riportate anche anomalie epatiche (5%), con aumento delle transaminasi, della fosfatasi alcalina, e renali (1,4%) con aumento di azotemia, creatininemia. Nei pazienti di età pediatrica l’incidenza di anomalie dei test di laboratorio relativi alla funzionalità ematica, epatica e renale sono state rispettivamente pari a 31%, 7,7% e 0,7%. La percentuale di anomalie nei test di laboratorio riscontrata nei pazienti in trattamento con ceftriaxone è risultata comparabile a quella rilevata nei pazienti trattati con altre cefalosporine (19% vs 18,3%) (Oakes et al., 1984).
Le reazioni avverse associate all’uso di ceftriaxone registrate tra il 2001 e il 30 giugno 2009 sono state 885; il 60,6% di tali reazioni averse è risultato a carico della cute e del tessuto sottocutaneo, mentre è stata riportata un’incidenza pari a 16,2% e 15,9% di disturbi respiratori e del sistema immunitario (AIFA, 2009).
Nel periodo compreso tra gennaio 2001 e maggio 2008 sono state riportate 126 segnalazioni di reazioni avverse, di cui 62 gravi, che si sono verificate in pazienti pediatrici (età da un mese fino a 11 anni). Gli effetti avversi descritti con maggiore frequenza comprendono orticaria, eritema, eruzioni cutanee, esantema maculopapulare, angioedema, shock anafilattico (BIF, 2008).
Nei pazienti nati prematuri e neonati si sono verificati eventi avversi gravi con ritrovamento di depositi cristallini del complesso ceftriaxone-calcio nei polmoni e nei reni in seguito alla co-somministrazione di ceftriaxone e soluzioni contenenti calcio per via endovenosa.
Le cause più frequenti di sospensione della terapia con ceftriaxone sono rappresentate da disturbi gastrointestinali (diarrea) e da reazioni di ipersensibilità (esantemi cutanei).
L’iniezione intramuscolare di ceftriaxone risulta meno dolorosa associando lidocaina (soluzione all’1%).
Centrali: (rari) cefalea, vertigini.
Dermatologici: esantema, dermatite allergica, prurito, orticaria, edema; (frequenza non nota) eritema multiforme, sindrome di Stevens-Johnson, sindrome di Lyell o necrolisi epidermica tossica.
Ematici: eosinofilia, leucopenia, granulocitopenia, anemia emolitica; prolungamento del tempo di protrombina, ipoprotrombinemia (Agnelli et al., 1986); (frequenza non nota) agranulocitosi.
Epatici: (raro) aumento dei valori delle transaminasi epatiche.
Gastrointestinali: diarrea, nausea, vomito, disgeusia, (raro) colite pseudomembranosa, precipitazione del complesso ceftriaxone-calcio nella cistifellea, pancreatite.
Genitourinari: (raro) micosi.
Locali: (somministrazione endovenosa) flebite; (intramuscolare) dolore al sito di iniezione.
Renali: (rari) glicosuria, ematuria, oliguria, litiasi.
Sistemici: superinfezioni, (rari) aumento dei livelli sierici di creatinina, brividi, febbre, reazioni di ipersensibilità al ceftriaxone quali broncospasmo o shock anafilattico.