Stenosi dell’arteria renale: analogamente ad altri vasodilatatori (ACE-inibitori o inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina), in pazienti con stenosi dell’arteria renale bilaterale o stenosi dell’arteria renale in presenza di rene unico, il candesartan potrebbe diminuire il tasso di filtrazione glomerulare (GFR), che dipende dall’attività dell’angiotensina II, con conseguente aumento di azotemia e creatinemia (Schoolwerth et al., 2001).
Pazienti con insufficienza renale: in pazienti con insufficienza renale aumenta la concentrazione plasmatica di candesartan e i valori dei parametri farmacocinetici (concentrazione massima raggiunta o Cmax, area sotto la curva o AUC). Non è richiesto un aggiustamento del dosaggio iniziale ma è opportuno monitorare i livelli di potassio e creatinina in questa condizione. In pazienti con insufficienza renale molto grave o allo stadio terminale non sono stati svolti studi di farmacocinetica del candesartan (Agenzia Italiana del Farmaco - AIFA, 2013; Husain et al., 2011).
Pazienti con insufficienza epatica: è opportuno modificare il dosaggio iniziale di candesartan in caso di insufficienza epatica di grado moderato. In pazienti con insufficienza epatica di grado severo l’esperienza riguardo all’utilizzo del candesartan è limitata (Husain et al., 2011).
Deplezione di volume intravascolare: analogamente ad altri antipertensivi che agiscono sul sistema renina-angiotensina-aldosterone (ACE-inibitori), in condizioni di deplezione di volume intravascolare, come ad esempio in caso di assunzione di diuretici ad alto dosaggio, il candesartan può causare ipotensione sintomatica. L’ipovolemia dovrebbe essere corretta prima di somministrare candesartan (Agenzia Italiana del Farmaco - AIFA, 2013).
Stenosi aortica e mitralica (cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva): analogamente ad altri vasodilatatori (ACE-inibitori), in pazienti con stenosi aortica o mitralica emodinamicamente rilevante o cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva, deve essere adottata maggiore cautela nella somministrazione del candesartan.
Iperaldosteronismo primario: i pazienti con iperaldosteronismo primario non sono responsivi in genere ai farmaci che agiscono sul sistema renina-angiotensina-aldosterone. L’utilizzo di candesartan, pertanto, non è raccomandato (AIFA – Agenzia Italiana del Farmaco, 2013).
Iperpotassiemia: i farmaci ACE-inibitori, portando ad una diminuzione della produzione di aldosterone, aumentano la concentrazione di potassio. L’assunzione concomitante di diuretici risparmiatori di potassio, di supplementi di potassio, di sostituti del sale contenenti potassio o di altri farmaci che possono aumentare la potassiemia (come l’eparina), pertanto, può incrementare questo effetto e portare a iperkaliemia. Sulla base di queste osservazioni anche con farmaci antagonisti del recettore dell’angiotensina II, cui appartiene candesartan, si può verificare tale situazione (Mozayani, Raymon, 2011). Il rischio di iperpotassiemia è maggiore in caso di insufficienza renale cronica. Sulla base dei dati pubblicati, fino al 10% dei pazienti trattati con antagonisti del rcettore dell’angiotensina II, o con ACE-inibitori, possono andare incontro a iperpotassiemia lieve (Raebel, 2012).
Scompenso cardiaco: sono stati riscontrati eventi avversi quali iperpotassiemia, ipotensione, insufficienza renale in pazienti con insufficienza cardiaca, trattati con candesartan. Questi eventi si sono riscontrati maggiormente in pazienti di età > 70 anni, nei diabetici o nei soggetti che assumevano altri farmaci che incidevano sul sistema renina-angiotensina-aldosterone, in particolare un ACE-inibitore e/o lo spironolattone. È pertanto raccomandato il controllo della funzionalità renale attraverso il monitoraggio della potassiemia e creatinemia, in queste categorie di pazienti (Alldredge et al., 2012; McMurray et al., 2003; Pfeffer et al., 2003).
Emodialisi: i parametri farmacocinetici (Cmax, AUC) del candesartan aumentano in seguito a emodialisi (Husain et al., 2011). La pressione arteriosa dovrebbe essere monitorata attentamente nei pazienti in emodialisi, perché più sensibile al blocco dei recettori AT1 (a causa della riduzione del volume plasmatico e dell’attivazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone o RAAS) e il candesartan dosato in funzione dei valori pressori (Agenzia Italiana del Farmaco - AIFA, 2013).
Esami di laboratorio: il candesartan non è risultato influenzare in modo clinicamente significativo i valori dei parametri di laboratorio routinari. Sono stati riportati leggeri aumenti dell’enzima epatico alanina aminotransferasi (ALT o SGPT acronimi inglesi di alanine amino transferase o serum glutamic pyruvic transaminase) e diminuzione dell’emoglobina. Nei pazienti in corso di terapia con candesartan non è necessario monitorare i parametri di laboratorio ma in caso di insufficienza renale è raccomandato un controllo regolare dei livelli di potassio e di creatinina (Agenzia Italiana del Farmaco - AIFA, 2013, Mosby, 2015).
Lattosio: alcune specialità medicinali a base di candesartan possono contenere il lattosio come eccipiente. Il lattosio è formato da glucosio e galattosio. I pazienti con intolleranza al lattosio (deficit enzimatico di lattasi) o sindrome da malassorbimento glucosio-galattosio o deficit ereditario di enzimi in grado di metabolizzare il galattosio (galattosemia) non dovrebbero assumere farmaci contenenti lattosio.
Attività che richiedono attenzione e coordinazione costante: benché non sia stato dimostrato l’effetto diretto di candesartan sulla capacità di guidare veicoli e sull’utilizzo di macchine, come con altri farmaci antipertensivi potrebbero insorgere capogiri e affaticamento che potrebbero ridurre le capacità percettive e reattive del paziente (Agenzia Italiana del Farmaco - AIFA, 2013).
Gravidanza: i farmaci che agiscono sul sistema renina-angiotensina-aldosterone (ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell’angiotensina) sono associati a danno fetale e neonatale. Sono stati riportati casi di ritardo di crescita intrauterina, ipoplasia polmonare, ipoplasia cranica, contratture degli arti, oligoidramnio e anche di morte neonatale. Questi farmaci, pertanto, sono controindicati in gravidanza, nel secondo e nel terzo trimestre, momento in cui inizia lo sviluppo del sistema renina-angiotensina-aldosterone e quindi la perfusione renale. Per quanto riguarda la somministrazione durante i primi tre mesi di gravidanza, i dati di letteratura sulla tossicità embriofetale hanno dato risultati insufficienti per stabilire od escludere un reale rischio per il feto, pertanto nel primo trimestre di gravidanza la somministrazione di candesartan non è raccomandata (Alwan et al., 2005; Darby et al., 2013; Ray et al., 2007).
Allattamento: non è stata ancora testata la sicurezza di candesartan in allattamento, pertanto è preferibile il ricorso ad un trattamento alternativo, con comprovato profilo di sicurezza in questa condizione (Agenzia Italiana del Farmaco - AIFA, 2013; Mosby, 2015).
Interventi chirurgici: i pazienti in terapia con candesartan, se sottoposti a interventi chirurgici durante cui sono somministrati farmaci anestetici, possono subire un calo di pressione. Prima di sottoporsi ad un intervento chirurgico, pertanto, è opportuno comunicare al medico o al dentista che si sta assumendo candesartan (Brabant et al., 1999; Shibata et al., 2005; Vaguero Roncero et al., 2004).
Sovradosaggio: sulla base del meccanismo d’azione che il candesartan esplica, in caso di sovradosaggio dovrebbero manifestarsi ipotensione e vertigini (Husain et al., 2011).
Pazienti di razza nera: i pazienti di razza nera sono meno responsivi all’effetto antipertensivo del candesartan rispetto ad altre etnie. Di conseguenza i pazienti di razza nera richiedono con maggiore frequenza un incremento progressivo del dosaggio del candesartan e l’uso della terapia concomitante per il controllo della pressione arteriosa (Schwartz et al., 2013).
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