Ipersensibilità: l’infusione di bamlanivimab/etesevimab è stata associata a gravi reazioni di ipersensibilità. Se si manifestano tali reazioni, la somministrazione dei due farmaci deve essere immediatamente sospesa e deve essere iniziata una terapia adeguata.
Reazioni correlate all’infusione: se compaiono reazioni all’infusione, che possono essere anche fatali, rallentare o interrompere l’infusione e intervenire con una terapia di supporto.
Peggioramento clinico dopo l’infusione di bamlanivimab: sopo la somministrazione del solo anticorpo monoclonale bamlanivimab sono stati segnalati casi di peggioramento di covid-19 (febbre, aumento della difficoltà respiratoria, aritmia, stanchezza, alterazione dello stato mentale). Non è noto se questo peggioramento possa dipendere dal bamlanivimab o sia dovuto alla progression della malattia.
Gravidanza: non ci sono dati clinici relativi all’uso di bamlanivimab o etesevimab in donne in gravidanza. Trattandosi di anticorpi del tipo IgG1 è possibile che attraversino la barriera placentare. Non è noto però se questo possa rappresentare un rischio per il feto. La somministrazione di bamlanivimab e etesevimab in gravidanza, pertanto, richiede un’attenta valutazione dei potenziali benefici della madre rispetto ai potenziali rischi per il feto.
Allattamento: non è noto se bamlanivimab e etesevimab siano escreti nel latte materno. Si tratta di proteine piuttosto grandi con un peso molecolare elevato (146.000 Da) e, pertanto, la quantità escreta nel latte materno è probabilmente molto bassa. Inoltre, considerando che parte della quota assunta con il latte verrebbe distrutta durante il passaggio nel tratto gastrointestinale del neonato, la frazione effettivamente assorbita dal bambino sarebbe ulteriormente ridotta (LactMed, 2021). Comunque, in via precauzionale, è preferibile somministrare con cautela bamlanivimab e etesevimab durante l’allattamento, soprattutto se il neonate è prematuro.
Conservazione: bamlanivimab e etesevimab devono essere conservati a temperature compresa tra 2° e 8°C, al riparo dalla luce. Il flacconcino contenente l’anticorpo non deve essre congelato. La soluzione preparata per l’infusione deve essere utilizzata subito perchè non contiene conservanti. Nel caso questo non fosse possibile, la soluzione diluita può essere conservata a temperature di 2-8°C per 24 ore oppure fino a 7 ore a temperature ambiente (< 30°C). Se la soluzione diluita è stata messa in frigo, deve raggiungere la temperature ambiente prima di essere somministrata. Il tempo di conservazione a temperature ambiente include anche quello necessario all’infusione endovenosa al paziente.
Nota:
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