Cardiovascolari: angina e palpitazioni (1%), ipotensione; (rari) prolungamento dell’intervallo QT dell’elettrocardiogramma, aritmia inclusa tachicardia ventricolare, torsade di punta e infarto miocardico in pazienti con precedenti storie di aritmia; vasculite.
In uno studio clinico che ha preso in considerazione pazienti in terapia con azitromicina (347.795 prescrizioni), amoxicillina (1.348.672 prescrizioni), ciprofloxacina (264.626 prescrizioni), levofloxacina (193.906 prescrizioni) e pazienti non in terapia con antibiotici (1.391.180 periodi di controllo), la terapia di 5 giorni con azitromicina è risultata associata ad un aumento del rischio di mortalità cardiovascolare (HR 2,88, p<0,001) e di mortalità per ogni causa (HR 1,85, p=0,002) rispetto ai controlli (soggetti non in terapia antibiotica). L’azitromicina ha evidenziato un aumento del rischio di mortalità cardiovascolare e di mortalità per tutte le cause anche rispetto all’amoxicillina (nei pazienti in terapia con questo antibiotico non è stato osservato un aumento del rischio di mortalità). Tra i meccanismi ipotizzati è stata considerata la possibilità di un effetto dell’azitromcina sull’intervallo QT dell’elettrocardiogramma. Questo intervallo corrisponde alla fase di depolarizzazione-ripolarizzazione dei ventricoli del cuore. Un prolungamento della durata dell’intervallo QT, indice di un rallentamento della fase di ripolarizzazione ventricolare, predispone alla formazione di aritmie cardiache potenzialmente fatali. I pazienti più a rischio nello studio clinico sono risultati quelli con rischio cardiovascolare pre-trattamento già elevato. Rispetto agli altri antibiotici, il rischio di morte cardiovascolare è risultato più alto con azitromicina rispetto a ciprofloxacina, ma non rispetto a levofloxacina (Ray et al., 2012). L’associazione tra rischio di mortalità cardiovascolare e azitromicina non è stata invece confermata in uno studio clinico pubblicato successivamente che ha preso in considerazione i dati di salute contenuti nel registro nazionale danese. A partire da questi dati, raccolti fra il 1997 e il 2010, il tasso di mortalità cardiovascolare aggiustato è risultato pari a 1,1 per 1000 pazienti/anno trattati con azitromicina e pari a 1,5 per 1000 pazienti/anno trattati con penicillina V (Svanstrom et al., 2013). Analoghi risultati sono emersi anche in uno studio clinico più recente condotto su più di 260.000 pazienti con clamidia e/o gonorrea trattati con azitromicina. Circa l’84% dei pazienti trattati era affetto da clamidia. Nello studio clinico nessun paziente trattato con l’antibiotico è deceduto per case cardiovascolari (Khosropour et al., 2014). L’azitromicina è indicata come farmaco di prima linea per il trattamento della clamidia dai CDC statunitensi (Centers of Disease Control and Prevention). Nessuna differenza di rischio ventricolare potenzialmente fatale è stato osservato fra azitromicina e amoxicillina in uno studio clinico che ha preso in considerazione sette database di popolazione provenienti da 5 paesi europei. L’analisi dei dati ha evidenziato un aumento di rischio di aritmia ventricolare fra azitromicina e nessun uso di antibiotici (HR: 1,97; 95% CI: 1,35-2,86), ma non fra i due antibiotici (HR: 0,94; 95% CI: 0,50-1,77) (Trifirò et al., 2017).
L’azitromicina può causare vasculite (infiammazione della parete dei vasi sanguigni) come reazione secondaria alla terapia farmacologica (Dietz et al., 1998; Adverse Drug Reaction Bulletin, 2013). La vasculite indotta da farmaci interessa in genere i vasi di piccolo calibro, ma può coinvolgere più raramente vasi di medio calibro. Il meccanismo non è stato ancora chiarito, ma si ritiene che l’immunità cellulo-mediata e l’immunità umorale svolgono un ruolo importante.
Centrali: cefalea, vertigini, stanchezza, sonnolenza e fatica; (raro) convulsioni, comportamento aggressivo, agitazione, ansia, nervosismo, depersonalizzazione, delirio (pazienti anziani), parestesia, iperattività, sincope.
Dermatologici: rash mucopapillare, orticaria, fotosensibilità, prurito (1,9%), alopecia reversibile; (rari) eritema multiforme, sindrome di Stevens-Johnson, necrosi epidermica tossica.
Ematici: alterazioni transitorie della conta neutrofila; eosinofilia accompagnata da febbre e rash cutanei (Hubern et al., 1997); leucopenia, neutropenia, diminuzione della conta piastrinica.
Endocrini: (raro) sindrome della secrezione inappropriata dell’ormone antidiuretico (SIADH) (Cadle et al., 1997; Kintzel et al., 1998).
Epatici: ittero; (raro) anomale alterazioni della funzionalità epatica, incluse epatiti e ittero colestatico.
Gastrointestinali: costituiscono gli effetti collaterali più frequenti e comprendono nausea, vomito (6,6%) crampi addominali (1,9%), diarrea (8,5%); colite pseudomembranosa; (meno dell’1% dei pazienti) dispepsia, flatulenza, mucositi, gastrite, anoressia, pancreatite, scolorimento della lingua.
Genitourinari: vaginiti (2,8%), candidiasi.
Metabolici: incremento di ALT (SGPT), AST (SGOT), creatinina (4-6% dei pazienti); di LDH e bilirubina (1-3% dei pazienti); di fosfatasi alcalina (1% dei pazienti).
Muscoloscheletrici: artralgia.
Organi di senso: alterazione del gusto.
Ototossicità: perdita reversibile dell’udito (in associazione a clofazimina ed etambutolo, durante il trattamento dell’infezione disseminata da Mycobacterium avium complex) (Wallace et al., 1994); tinnito, sordità (riscontrati negli studi clinici in cui l’azitromicina è stata somministrati con dosaggi e/o tempi maggiori rispetto a quelli raccomandati).
Renali: (rari) nefrite acuta interstiziale, danno renale acuto evolutosi in insufficienza renale (Mansor et al., 1993).
Sistemici: reazioni di ipersensibilità (angioedema); dopo somministrazione endovena sono stati descritti infiammazione e dolore al sito di iniezione.