Rash cutaneo: la somministrazione di ampicillina può indurre la comparsa di rash cutaneo fino a circa un quarto dei pazienti (in genere comunque l’incidenza è compresa fra l’1-10%). Si tratta di manifestazioni di tipo eritematoso, maculare o maculo-papuloso che non sono segno di una vera reazione di ipersensibilità al farmaco (rash ampicillino-specifico). Queste manifestazioni non richiedono l’interruzione della terapia antibiotica. Nella maggior parte dei pazienti i rash cutanei si manifestano 5-14 giorni dopo l’inizio del trattamento. Il rischio aumenta nei pazienti che presentano infezioni virali (mononucleosi, Citomegalovirus, infezioni delle vie respiratorie), leucemia linfatica cronica e iperuricemia trattata con allopurinolo. Le donne sono soggette più degli uomini alle manifestazioni cutanee ampicillino-specifiche.
Ipersensibilità: l’ipersensibilità all’ampicillina può dare allergia crociata con altre molecole della stessa classe come penicillina G, penicilline sintetiche e cefalosporine. Le reazioni allergiche alle penicilline sono più frequenti con la somministrazione parenterale, raramente sono comparse in seguito a somministrazione orale. Le persone con ipersensibilità a più allergeni (le sostanze che inducono la reazione allergica) sono più predisposte a sviluppare reazioni di ipersensibilità. Le reazioni allergiche alle penicilline comprendono orticaria e angioedema (lingua, laringe). Può comparire neutropenia grave dopo tre o quattro settimane dall’inizio della terapia con penicilline. In caso di rezione allergica, la terapia antibiotica deve essere interrotta e deve essere istituito un trattamento sintomatico adeguato.
Sovrainfezioni batteriche e fungine: durante la terapia con ampicillina deve essere monitorato l’eventuale sviluppo di organismi resistenti al farmaco. Nel caso questo si verificasse, l’ampicillina deve essere interrotta ed è necessario istituire un trattamento opportuno.
Clostridium difficile: la terapia antibiotica con ampicillina espone il paziente ad un aumento del rischio di infezioni da Clostridium difficile. Questo tipo di infezione si presenta con diarrea ripetuta che, nei casi più gravi, può evolvere a colite pseudomembranosa, caratterizzata da febbre elevata, dolore addominale, ileo paralitico, megacolon (dilatazione eccessiva del colon), perforazione intestinale e morte. Fattori di rischio per l’infezione da Clostridium difficile, oltre alla terapia antibiotica, sono rappresentati da età (> 65 anni) e gravidanza. Nelle donne in gravidanza, il rischio di questo tipo di infezione aumenta ulteriormente se l’ampicillina è associata a gentamicina e/o clindamicina.
Insufficienza renale ed epatica: durante trattamenti prolungati con le aminopenicilline occorre monitorare periodicamente la funzionalità epatica e renale. In caso di insufficienza renale risulta necessario un aggiustamento della posologia dell’ampicillina in relazione alla gravità dell’infezione e alla sensibilità dell’agente infettante al trattamento.
Sepsi neonatale: la somministrazione di antibiotici beta-lattamici per il trattamento di sepsi neonatale precoce (entro le 72 ore di vita) causata da Streptococcus del gruppo B espone il neonato, soprattutto se si usa ampicillina, a sepsi neonatale precoce o tardiva (cioè dopo le prime 72 ore di vita) causata da Escherichia coli. Questo rischio è maggiore nei neonati con peso alla nascita inferiore a 1500 g (Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA, 2016).
Uso non consentito: le soluzioni di ampicillina iniettabile non devono essere impiegate per uso oftalmico topico.
Allattamento: sulla base dei dati di letteratura, la secrezione di ampicillina nel latte materno è limitata e non rappresenta un pericolo per il bambino allattato al seno. L’ampicillina è pertanto ritenuta compatibile con l’allattamento al seno (Toxnet - LactMed, 2018). Si raccomanda il monitoraggio di eventuali sintomi gastrointestinali e allergici (Agenzia Itaiana del Farmaco – AIFA, 2015).
Occasionalmente sono stati segnalati diarrea o candida attribuiti al trattamento materno con ampicillina (Williams, 1976). Durante il follow up di uno studio prospettico solo una madre su cinque in terapia con ampicillina ha segnalato diarrea nel bambino; nessuna ha riportato rash o candidosi (Ito et al., 1993). In un altro studio prospettico, l’incidenza degli effetti collaterali riportati dalle madri per i loro bambini (patina sulla lingua, difficoltà di alimentazione, cambiamenti nella consistenza e frequenza delle feci, rash cutanei, irritazione da pannolino, ittero) non è risultata statisticamente diversa fra le madri trattate con ampicillina e il gruppo di controllo (Campbell et al., 1991).
La somministrazione materna di ampicillina per via orale ha determinato concentrazioni di farmaco nel latte materno pari a 0,03-1,05 mg/L a seconda della dose e della durata della terapia. La somministrazione per endovena di 1-2 g di ampicillina per infusione in donne con endometrite ha determinato una concentrazione media nel latte materno di 1,7 mg/L, con punte di 3 mg/L, dopo 20 minuti; di 1,1 mg/L dopo 2 ore. Dopo somministrazione per via intramuscolare di 2 g (500 mg 4 volte al giorno) di ampicillina, la concentrazione nel latte materno è variata da 0,11 mg/L dopo 30 minuti dall’iniezione, a 0,21 mg/L dopo 1 ora, a 0,17 mg/L dopo 2 ore, a 0,27 mg/L dopo 4 ore e a 0,26 mg/L dopo 6 ore (Toxnet - LactMed, 2018).
Gravidanza: l’ampicillina è uno degli antibiotici di scelta in gravidanza (Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA, 2015).
Sodio: nei pazienti che sono sottoposti a restrizione dell’introito di sodio, deve essere valutata attentamente la quantità di sodio assunta in corso di terapia con ampicillina sodica (1 g di ampicillina sodica contiene 2,8 mEq di sodio).
Sorbitolo, saccarosio: le formulazioni farmaceutiche (sospensione orale) contenenti ampicillina che presentano queste sostanze come eccipienti non devono essere somministrate a pazienti con problemi di intolleranza al fruttosio, di malassorbimento di glucosio-galattosio o deficit dell’enzima di sucrasi isomaltasi.
Paraidrossibenzoato: in alcuni medicinali a base di ampicillina possono essere presenti paraidrossibenzoati tra gli eccipienti. I paraidrossibenzoati possono causare reazioni allergiche anche ritardate.
Potassio metabisolfito: può essere presente come eccipiente in alcuni medicinali a base di ampicillina. Il potassio metabisolfito può causare reazioni allergiche, incluso il broncospasmo.
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