Sovradosaggio: in caso di sovradosaggio, l’amitriptilina può provocare effetti anticolinergici (xerostomia, midriasi, visione indistinta, tachicardia sinusale, ritenzione urinaria, blocco intestinale), agitazione o sedazione, sintomi extrapiramidali, oftalmoplegia. I sintomi si manifestano entro 4 ore dall’assunzione del farmaco. Procedere a un trattamento sintomatico inducendo emesi oppure effettuando aspirazione e lavanda gastrica; somministrare carbone attivo (Crome, 1986).
In caso di grave sovradosaggio, l’amitriptilina può determinare perdita di conoscenza, convulsioni, incoordinazione motoria, iperiflessia. Somministrare diazepam e.v. oppure, meno frequentemente, fenobarbitale, fenitoina; la fisositgmina, utilizzata in passato, è stata associata a comparsa di asistole dopo somministrazone come anticonvulsivante in caso di intossicazione da TCA (Pentel, Peterson, 1980).
Il sovradosaggio di amitriptilina può indurre anche ipotensione, shock; aritmie cardiache, depressione cardiaca, disturbi di conduzione A-V, flutter e fibrillazione atriale, blocco cardiaco, modificazioni dell’ECG (prolungamento dell’intervallo PR, allargamento del complesso QRS); depressione respiratoria; ipotermia e ipertermia; coma. La tossicità cardiaca compare in genere entro 6 ore dall’intossicazione. Procedere alla somministrazione di propranololo e lidocaina; non somministrare digitalici.
Il sovradosaggio da amitriptilina ha avuto anche esiti letali; può aumentare il rischio di suicidio da parte del paziente. Gli antidepressivi triciclici possono provocare, in alcuni pazienti, il passaggio da fase depressiva a fase di eccitazione maniacale (specie in pazienti anziani affetti da paranoia). Le manifestazioni psicotiche della fase maniacale comprendono: confusione, ansia, insonnia, allucinazioni, delirio. Il trattamento prevede la somministrazione di fenotiazine.
In circa il 10% dei pazienti gli antidepressivi triciclici possono provocare confusione, delirio (la percentuale aumenta al 30% in caso di pazienti di età superiore ai 50 anni).
In pazienti pediatrici, il sovradosaggio da amitriptilina (2,3-27 mg/kg) ha determinato letargia (76,9% dei bambini), tachicardia (57,7%), iponatremia (26,9%), leucocitosi (25%) e coma (8,1%). Il 22,4% dei bambini è andato incontro a prolungamento dell’intervallo QTc (corrispondente alla sistole elettrica, cioè depolarizzazione e ripolarizzazione ventricolare) e nell’8,2%, tale prolungamento è risultato significativo; nell’8,2% dei bambini la durata della curva QRS (corrispondente alla depolarizzazione dei ventricoli) è stata di 100 ms o più (in genere ha una durata di 60-90 ms). Nessun bambino ha manifestato apparente aritmia clinica. Il valore predittivo positivo per coma della curva QRS allargata è stato del 100% (Olgun et al., 2009).
Tossicità riproduttiva: sulla base degli studi clinici disponibili, gli antidepressivi triciclici non sono associati ad effetti tossici sulla capacità riproduttiva. L’amitriptilina non ha indotto effetti teratogeni nel topo, ratto e coniglio dopo somministrazione orale di dosi fino a 13 volte la dose di 150 mg/die impiegata nell’uomo o fino a 3 volte il dosaggio di 50 mg/kg nell’uomo. L’amitriptilina è stata associata nel topo e nel criceto a malformazioni multiple dopo somministrazione di dosi pari a 9-33 volte la dose di 150 mg/die nell’uomo. E’ stata associata a ritardata ossificazione vertebrale nel ratto dopo somministrazione di dosi pari a 8 volte la dose di 150 mg/die nell’uomo e a incompleta ossificazione delle ossa craniali nel coniglio dopo somministrazione di dosi pari a 20 volte la dose di 150 mg/die nell’uomo.
L’uso di amitriptilina durante la gravidanza è stato associato all’insorgenza di sintomi astinenziali nei neonati che si manifestano con fenomeni di ipertermia, ittero e convulsioni (Bromiker, Kaplan, 1994). Non sono state osservate differenze nel quoziente intellettivo di bambini nati da madri esposte ad antidepressivi triciclici o SSRI o placebo in gravidanza. L’analisi è stata condotta durante i primi sette anni di vita dei bambini. Il quoziente intellettivo è stato valutato utilizzando la Bayley Scales of Infant Development oppure la McCarthy Scales of Children’s Abilities ed è risultato pari a 118 (+/-17) vs 117 (+/-17) vs 115 (+/-14) rispettivamente nei bambini nati da madre esposte ai triciclici, a fluoxetina e a placebo. Nessuna differenza è stata osservata anche per quanto riguarda le capacità linguistiche (per la valutazione del linguaggio è stata utilizzata la Reynell Developmental Language Scales) ed il comportamento (Nulman et al., 1997). L’amitriptilina è risultata provocare tachiaritmie fetali (Prentice, Brown, 1989).
La FDA inserisce l’amitriptilina in classe C per l’uso in gravidanza. Questa classe comprende i farmaci i cui studi sugli animali hanno rilevato effetti dannosi sul feto (teratogenico, letale o altro) e per i quali non sono disponibili studi controllati in donne oppure i farmaci per i quali non sono disponibili studi né sull'uomo né sull'animale. I farmaci di classe C dovrebbero essere somministrati solo se il potenziale beneficio per la madre giustifica il potenziale rischio per il feto.
DL50: dopo somministrazione orale: 140-405 mg/kg (topo), 257-320 mg/kg (ratto). Dopo somministrazione intraperitoneale: 56-109 mg/kg (topo), 105 mg/kg (ratto). Dopo somministrazione sottocutanea: 120-140 mg/kg (topo). Dopo somministrazione endovena: 13-26 mg/kg (topo); 9 mg/kg (coniglio); 52 mg/kg (cavia).