Sovradoaggio: in caso di sovradosaggio, effettuare lavanda gastrica e monitorare la funzionalità cardiaca. In caso di somministrazione parenterale (endovena), possono manifestarsi ipotensione causata da vasodilatazione e depressione della contrattilità del muscolo cardiaco: è probabile che questi effetti siano dovuti più al tipo di solvente impiegato nella preparazione che al farmaco (Goodman & Gilman, 1999). Possono manifestarsi anche shock cardiogeno, bradicardia, blocco atrio-ventricolare ed epatotossicità. L’ipotensione e lo shock cardiogeno rispondono ad un rallentamento della velocità di infusione e al trattamento standard che prevede l’impiego di farmaci vasopressori e inotropi positivi. L’amiodarone non è dializzabile.
Tossicità acuta: in caso di somministrazione orale, la dose di attacco può essere accompagnata da nausea, che risponde ad una riduzione del dosaggio.
Tossicità cronica: la tossicità che compare con la terapia a lungo termine dipende sia dalla dose giornaliera che da quella cumulativa (durata della terapia). Si possono manifestare pneumopatia interstiziale diffusa e fibrosi polmonare, il cui rischio aumenta in presenza di patologia polmonare già presente e dosi maggiori o uguali a 400 mg/die. A livello tiroideo, l’amiodarone può provocare tossicità per liberazione di iodio e per effetto citotossico diretto sulle cellule tiroidee; il farmaco è associato sia a ipotiroidismo (5-22% a seconda dell’assunzione giornaliera di iodio) sia a ipertiroidismo (2-9% a seconda dell’assunzione giornaliera di iodio). A livello epatico, l’amiodarone può indurre tossicità acuta e cronica, la prima caratterizzata da colestasi, la seconda da epatomegalia e aumento delle transaminasi. A livello oftalmico, il farmaco può provocare neuriti e neuropatie ottiche. A livello cardiaco, l’amiodarone determina bradicardia sinusale, il cui rischio aumenta con l’aumentare della dose di farmaco somministrata e con la somministrazione endovenosa. In vivo, l’amiodarone è stato associato ad attività porfinogenica.
Tossicità riproduttiva: l’amiodarone riduce la fertilità sia nell’animale maschio che femmina (dose di 90 mg/kg/die pari a 8 volte la massima dose umana raccomandata). Il farmaco è embriofetotossico: ossificazione incompleta del cranio (50 mg/kg/die, pari a 0,8 volte la dose massima raccomandata nell’uomo), riduzione del peso fetale (100 mg/kg/die, pari a 1,6 volte la dose massima raccomandata nell’uomo), incremento del riassorbimento fetale (dose di 200 mg/kg/die pari a 3,2 volte la dose massima umana raccomandata). Nel topo effetti avversi su crescita fetale e sopravvivenza sono stati osservati a dosi pari a 0,04 volte la dose massima raccomandata nell’uomo (topo: 5 mg/kg/die). Nel coniglio (dosi di 75 mg/kg/die, approssimativamente 2,7 volte la dose massima raccomandata nell’uomo), l’amiodarone ha determinato aborto in più del 90% degli animali. Nell’uomo l’amiodarone è stato associato a iper- e ipotiroidismo neonatale (Plomp et al., 1992).
Cancerogenicità: In vivo, l’amiodarone ha aumentato, in modo dose-dipendente, l’incidenza di tumori alla tiroide, (adenoma follicolare e/o carcinoma).
Mutagenicità: gli studi di mutagenicità (micronuclei di Ames, test lisosomici) hanno dato esiti negativi.
DL50: dopo somministrazione orale: 3.000 mg/kg (ratto, topo). Dopo somministrazione ev.: 170 mg/kg (ratto); 145 mg/kg (topo); 85-150 mg/kg (cane). Dopo somministrazione ip.: 523 mg/kg (ratto); 450 mg/kg (topo).