L’amiodarone è indicato in caso di:
1) trattamento dei disturbi del ritmo cardiaco (mantenimento del ritmo sinusale nei pazienti con fibrillazione atriale parossistica; ripristino del ritmo sinusale dopo cardioversione; fibrillazione atriale, extrasistoli atriali);
2) trattamento delle tachiaritmie associate alla sindrome di Wolff-parkinson-White;
3) trattamento delle tachicardie ed extrasistoli ventricolari;
4) profilassi dell’angina (l’amiodarone non è un farmaco di prima scelta).
L’Agenzia regolatoria americana, Food Drug Administration (FDA), ha limitato la somministrazione dell’amiodarone solo in caso di aritmie con pericolo di vita in quanto il farmaco presenta una sostanziale tossicità (polmonite da ipersensibilità e polmonite interstiziale/alveolite, con incidenza pari al 10-17% dei pazienti per dosi =/> 400 mg/die; tossicità epatica anche fatale; esacerbazione dell’aritmia, con incidenza fino al 5% dei pazienti in terapia orale). Sebbene in pazienti con grave aritmia cardiaca, la tossicità intrinseca dell’amiodarone rappresenti un rischio accetabile, la FDA raccomanda di non considerare l’amiodarone un’opzione terapeutica di prima linea. Sottolinea inoltre, la necessità di utilizzare il farmaco sotto stretto monitoraggio fino a quando non viene definita una dose di mantenimento, pertanto il paziente dovrebbe essere ospedalizzato per almeno le prime settimane di terapia. L’amiodarone infatti presenta un assorbimento e un’escrezione con elevata variabilità interindividuale che rende difficile l’adozione di un dosaggio standardizzato (cioè non individualizzato).
Sulla base di un’analisi recente che ha considerato tutti i trial clinici randomizzati e controllati, tutte le meta-analisi e gli studi di pertinenza clinica, sono emerse le seguenti indicazioni per l’impiego dell’amiodarone come antiaritmico: 1) l’uso profilattico del farmaco è stato confermato solo al periodo peri-operatorio cardiochirurgico; 2) è stata confermata l’efficacia del farmaco nel trattamento acuto in caso di arresto cardiaco e di tachicardia ventricolare stabile, nel trattamento della cardiopatia ischemica come farmaco in aggiunta, nel trattamento della “tempesta elettrica“ (ricorrenti episodi di tachicardia ventricolare) in associazione ai beta-bloccanti; 3) può essere considerato farmaco di prima linea nei pazienti sintomatici con disfunzione ventricolare sinistra ed insufficienza cardiaca congestizia dopo confronto con altre opzioni terapeutiche disponibili per il trattamento della fibrillazione atriale; 4) in caso di flutter atriale e di tachicardia sopraventricolare parossistica l’amiodarone presenta scarsa efficacia e l’opzione terapeutica di prima linea è rappresentata dall’ablazione con catetere (Vassallo, Trohman, 2007).