L’ambroxolo è un derivato della bromexina, a sua volta derivato sintetico della vasicina, alcaloide contenuto nelle foglie di Adhatoda vasica (Acanthaceae).
Il farmaco esplica un’azione diretta sul sistema ghiandolare dell’apparato respiratorio modificando le secrezioni bronchiali. L’ambroxolo è in grado di ridurre la viscosità delle secrezioni stesse esercitando un effetto fluidificante grazie a un’azione di frammentazione delle fibre mucopolisaccaridiche costituenti il muco.
Il farmaco stimola inoltre la motilità ciliare favorendo la rimozione di muco dalle vie respiratorie e facilitando l’espettorazione; agisce infine sulla sintesi, l’accumulo e l’escrezione del fattore surfattante, un insieme di lipoproteine e fosfolipidi secreto dall’epitelio alveolare negli alveoli e nelle vie respiratorie.
Il surfattante gioca un ruolo determinante nell’espansibilità polmonare, poiché forma uno strato all’interfaccia liquido-aria contenuta nell’alveolo, minimizzando l’effetto collassante che la tensione superficiale esercita sui polmoni.
L’ambroxolo, stimolando la produzione di fattore surfattante, migliora la pervietà alveolare, impedisce l’adesione di muco alle pareti bronchiali favorendo quindi la funzionalità respiratoria.
L’ambroxolo esercita inoltre, un effetto anestetico locale attraverso il blocco dei canali del sodio a livello della membrana cellulare, di beneficio nel trattamento delle infezioni acute del tratto respiratotio (Malerba, Ragnoli, 2008).
In aggiunta agli effetti sulla regolazione del muco e agli effetti anestetici locali, sono state descritte sia in vitro che in vivo una vasta gamma di proprietà antiinfiammatorie dell’ambroxolo: inibizione o scavenging dello stress ossidativo e nitrosativo, aumento delle molecole difensive locali coinvolte nella replicazione dei virus respiratori, riduzione delle citochine pro-infiammatorie, dei metaboliti dell’acido arachidonico, della chemotassi delle cellule infiammatorie e della perossidazione lipidica dei tessuti (Beeh et al., 2008).
In pazienti affetti da bronchiti a carattere ostruttivo, l’ambroxolo (45 mg/die) è risultato più efficace di bromexina (36 mg/die) (Wiessman, Niemeyer, 1978).
La duplice azione del farmaco di fluidificare le secrezioni e di stimolare la sintesi del fattore surfattante, lo rendono particolarmente valido anche nel trattamento di pazienti affetti da silicosi (Curti, Renovanz, 1978).
L’ambroxolo è stato anche utilizzato nel trattamento della patologia della membrana ialina; tale patologia è causata dallo sviluppo di membrane fibrinoidi sulla superficie bronchiale e alveolare di bambini prematuri (Wauer et al., 1989).
E’ stato riportato un caso di proteinosi alveolare polmonare trattata con successo in 6 mesi con ambroxolo (45 mg/die per os) (Hashizume, 2002).
Da studi su animali è emerso che l’ambroxolo potrebbe prevenire la carcinogenesi gastrica associata ad Helicobacter pylori.
In ratti trattati con N-metil-N'-nitro-N-nitrosoguanidina, induttore del cancro gastrico, l’ammonio acetato e il sodio ipoclorito (che producono monocloramina, sostanza coinvolta nella carcinogenesi gastrica da H.pylori) aumentano significativamente l’incidenza di cancro gastrico, ma la concomitante somministrazione di ambroxolo attenua questo effetto grazie ad un’azione scavenger nei confronti della monocloramina (Narahara et al., 2001).
La somministrazione a lungo termine di ambroxolo (75 mg in capsule ritardo 2 volte/die per 1 anno) non si è rilevata più efficace del placebo nel prevenire le esacerbazioni di broncopneumopatia cronica ostruttiva (bpco) a 6 e 12 mesi; in un sottogruppo di pazienti con sintomi respiratori basali più gravi tuttavia, la terapia con ambroxolo è stata associata ad una percentuale di pazienti liberi da esacerbazioni significativamente più alta rispetto al placebo (63 vs 38%; p=0.038) (Malerba et al., 2004).
In uno studio condotto per valutare l’efficacia dei farmaci mucoattivi nel ridurre la frequenza delle malattie delle vie respiratorie superiori l’ambroxolo (45 mg/die), ma non la carbocisteina (1500 mg/die), ha ridotto significativamente il numero medio di episodi [P=0.0049 vs rebamipide, farmaco non mucoattivo (300 mg/die)], anche nei pazienti non sottoposti a vaccinazione antinfluenzale durante i mesi freddi (Nobata et al., 2006).
Un trattamento con ambroxolo in ratti esposti al paraquat, allevia lo stress ossidativo e i danni polmonari indotti dall’erbicida: il numero di globuli bianchi e il contenuto di proteine nel sangue e nel liquido di lavaggio broncoalveolare e il contenuto di malondialdeide (indicatore dell’ossidazione lipidica) nel siero risultano significativamente inferiori, mentre l’attività della glutatione-perossidasi e della superossido-dismutasi risultano maggiori, nel gruppo di ratti trattato con ambroxolo (35 mg/Kg per via intraperitoneale) rispetto al gruppo di ratti non trattati (Ma et al., 2007).
Le losanghe di ambroxolo (20 mg) sono risultate significativamente più efficaci del placebo nel ridurre l’intensità del mal di gola; l’effetto antidolorifico si manifesta rapidamente, perdura fino a 3 ore dalla somministrazione ed è associato ad una riduzione del rossore e dell’infiammazione della faringe. In pazienti con dolore non grave la somministrazione di ambroxolo è stata associata a riduzione della sensibilità (ipoestesia) della cavità orale e della lingua; in pazienti con dolore più forte tale effetto è stato riportato raramente (de Mey et al., 2008).
La somministrazione di ambroxolo prima di un by-pass cardiopolmonare è risultata ridurre i danni renali indotti dall’intervento (meccanismo non noto). In bambini (3-8 anni) sottoposti a by-pass cardiopolmonare per difetti del setto-ventricolare, la concentrazione serica di creatinina, la concentrazione serica ed urinaria di microglobulina beta2, la concentrazione urinaria di proteina legante il retinolo e di N-acetil-beta-D-glucosaminidasi dopo l’operazione sono risultate aumentate sia nel gruppo trattato con ambroxolo (4,5 mg/Kg endovena) sia nel gruppo placebo rispetto al basale (p<0,05) ma l’aumento osservato con ambroxolo è risultato inferiore rispetto al gruppo placebo (p<0,05) (Liu et al., 2009).
L’ambroxolo sembrerebbe possedere buone caratteristiche biochimiche come potenziale opzione terapeutica per il trattamento della malattia di Gaucher, malattia da accumulo lisosomiale per deficit dell’enzima glucocerebrosidasi. L’ambroxolo infatti possiede attività inibitoria nei confronti di tale enzima al ph neutro del reticolo endoplasmatico ma non al ph acido dei lisosomi e stabilizza il sito attivo dell’enzima legandosi a residui aminoacidici vicini al sito stesso (Maegawa et al., 2009).
Un trattamento perioperatorio a breve termine con ambroxolo (1000 mg/die nel giorno dell’intervento e per i 3 giorni successivi) in pazienti sottoposti a lobectomia polmonare, ha ridotto le complicazioni polmonari (p=0,02), il ricorso alla terapia intensiva (p=0,1), i giorni di ricovero (p=0,02) e i costi ospedalieri (p=0,04) rispetto al placebo (Refai et al., 2009).