Somministrazione intramuscolare: questa via di somministrazione è quella più idonea nel trattamento delle reazioni anafilattiche acute. La somministrazione di adrenalina permette di antagonizzare i sintomi immediati quali edema della glottide, broncospasmo e ipotensione. La via intramuscolare consente un assorbimento molto rapido dell’adrenalina, a differenza della via sottocutanea, caratterizzata da un assorbimento lento e quindi non opportuno in condizioni di shock acuto.
Somministrazione sottocutanea: per migliorare l’assorbimento dell’adrenalina dopo somministrazione s.c. è utile massaggiare o esporre al calore la sede dell’iniezione.
Somministrazione endovena: la somministrazione e.v. deve essere effettuata lentamente; non iniettare le sospensioni cristalline via e.v. La somministrazione endovena dell’adrenalina rappresenta un’opzione terapeutica di seconda linea nel trattamento dello shock anafilattico; è indicata solo in caso di shock ipotensivo grave e deve essere effettuata sotto monitoraggio miocardico perchè può indurre ipotensione, aritmie e infarto.
Somministrazione topica: frequenti applicazioni topiche possono indurre edema, iperemia reattiva, infiammazione a livello delle mucose.
Broncospasmo: l’adrenalina provoca broncodilatazione per effetto agonista sui recettori beta 2 adrenergici della muscolatura bronchiale. Per questa indicazione la posologia prevede due somministrazioni di adrenalina a distanza di circa 20 minuti; secondo alcuni autori la seconda somministrazione non andrebbe effettuata per il rischio di grave ipokaliemia, legata a fenomeni di accumulo del farmaco (Gotz et al., 1981).
Inalazione: l’inalazione di adrenalina può provocare dolori epigastrici che possono essere minimizzati sciacquando accuratamente il cavo orale dopo la somministrazione. La somministrazione inalatoria è stata suggerita per la minore tossicità rispetto alla somministrazione s.c. in caso di trattamento dello shock anafilattico (Warren et al., 1986), in particolare quando si verifica edema della laringe. Sia la somministrazione inalatoria sia quella sottocutanea non sono opzioni di prima linea; la via di somministrazione elettiva in caso di anafilassi è quella intramuscolare.
Tossicità cardiovascolare: l’adrenalina può provocare esacerbazione di angina pectoris; insorgenza di fibrillazione ventricolari, specie se associata a digitale, diuretici mercuriali, farmaci che sensibilizzano il miocardio alle aritmie.
Beta-bloccanti: nei pazienti in trattamento con beta-bloccanti la risposta pressoria dopo somministrazione di adrenalina può essere ridotta. I pazienti in terapia con beta-bloccanti non selettivi, in caso di shock anafilattico, possono essere insensibili alla somministrazione di adrenalina e rispondere invece alla somministrazione ev. di salbutamolo.
Terapia ipoglicemizzante: in caso di terapia antidiabetica contemporanea può aumentare il fabbisogno di farmaco ipoglicemizzante poichè l’adrenalina ne riduce l’azione.
Metabisolfito: alcune formulazioni a base di adrenalina possono contenere, fra gli eccipienti, metabisolfito. Questa sostanza può scatenare, nei soggetti sensibili, in particolare nei pazienti asmatici, importanti reazioni allergiche.
Gravidanza: la FDA inserisce l’adrenalina in classe C per l’impiego in gravidanza. Alla classe C appartengono i farmaci i cui studi sugli animali hanno rilevato effetti dannosi sul feto (teratogeno, letale o altro) e per i quali non sono disponibili studi controllati in donne oppure i farmaci per i quali non sono disponibili studi né sull'uomo né sull'animale. I farmaci di classe C dovrebbero essere somministrati solo se il potenziale beneficio giustifica il potenziale rischio per il feto. L’adrenalina è considerata di classe A (classe associata al rischio relativo minore per l’uso in gravidanza) da almeno una delle seguenti classificazioni: ADEC, (Australian Drug Evaluation Committee), FASS (Farmavectiska Specialiteter i Sverige), WGZ (classificazione effettuata da un gruppo di lavoro formato da esperti della Fondazione Health Base, Servizio di Informazione sugli Agenti Teratogeni del RINM, e da esperti della Pharma Partners BV) (AIFA, 2005).
Allattamento: poichè l’adrenalina subisce rapida inattivazione per via orale, il passaggio di adrenalina nel latte materno è irrilevante.
Doping: l’adrenalina è inserita nell’elenco delle sostanze proibite in gara (classe S6: stimolanti) stilato dalla World Anti-Doping Agency (WADA) (edizione 2019). Pertanto il suo utilizzo, per via parenterale, da parte degli atleti, senza necessità terapeutica, costituisce doping. L’adrenalina non è proibita quando utilizzata localmente, per via nasale o oftalmica e in co-somministrazione con gli anestetici locali (The World Anti-Doping Code International Standard, Prohibited list, 2019).
Incompatibilità: l’adrenalina è incompatibile con sostanze basiche e/o ossidanti (ossigeno, cloro, bromo, iodio, permanganato, cromati, nitriti, sali di metalli riducibili, in particolare il ferro).
Conservazione: l’adrenalina deve essere conservata al riparo della luce.
Nota:
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