L’acido zoledronico viene somministrato per infusione endovenosa della durata non inferiore a 15 minuti e pertanto raggiunge la massima concentrazione al termine della somministrazione. Dopo 4 ore dal termine dell’infusione la concentrazione di acido zoledronico nel plasma è inferiore al 10% del picco massimo mentre dopo 24 ore la concentrazione di zoledronato nel sangue si riduce a meno dell’1% della concentrazione massima raggiunta. Successivamente si verifica una fase prolungata in cui la concentrazione di acido zoledronico nel sangue non supera lo 0,1% del picco massimo.
In studi effettuati in vitro, ex vivo e in vivo, il legame di acido zoledronico con le proteine plasmatiche risulta essere basso (43-55%) e indipendente dalla concentrazione del farmaco nel sangue (Rakel et al., 2011).
Non sembra esserci accumulo di acido zoledronico nel plasma dopo dosi ripetute infuse ogni 28 giorni.
Dopo 24 ore dalla somministrazione il 39% della dose è escreta nelle urine mentre la percentuale ancora presente nell’organismo risulta legata alle ossa in quanto l’acido zoledronico presenta un’elevata affinità per il tessuto osseo mineralizzato. Le ossa cedono molto lentamente lo zoledronato al sangue.
L’acido zoledronico non subisce metabolismo e viene eliminato immodificato per via renale. La clearance dell’acido zoledronico risulta essere di 5,04 L/ora e non è influenzata dal dosaggio di farmaco, dall’età, dal sesso, dall’etnia e dal peso corporeo, ma risente notevolmente della funzionalità renale de paziente (la clearance dell’acido zoledronico dipende dalla clearance della creatinina).
Studi farmacocinetici indicano che non è necessario un aggiustamento della dose di acido zoledronico nei casi di lieve e moderata compromissione dei reni, ovvero quando la clearance della creatinina è nell’intervallo 50-80 ml/min fino a 35 ml/min (Skerjanic et al., 2003).
Alcuni studi eseguiti su pazienti affetti da mieloma multiplo in trattamento con acido zoledronico indicano che il tasso di sopravvivenza non differisce tra i pazienti affetti da mieloma multiplo che presentano danno renale e pazienti che non presentano compromissione renale (Morio et al., 2014). In ogni modo l’impiego di acido zoledronico nei pazienti affetti da grave compromissione renale è controindicato in quanto potrebbe provocare grave insufficienza renale. Ci sono dati di farmacocinetica molto limitati nei pazienti con grave compromissione renale (clearance della creatinina < 30 ml/min).
L’acido zoledronico presenta variabilità dei parametri farmacocinetici tra individui differenti (variabilità interindividuale) e anche per uno stesso individuo (variabilità intraindividuale).
Data inoltre l’assenza di metabolismo epatico e il basso legame sieroproteico, si può ragionevolmente considerare assente il rischio di interazioni farmaco-farmaco basate su meccanismi di induzione/inibizione degli enzimi del citocromo P450 e di competizione per il legame sieroproteico (Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA, 2015; Food and Drug Administration – FDA, 2015).
Non sono disponibili sufficienti studi di farmacocinetica sui bambini e nei pazienti affetti da insufficienza epatica.