Casirivimab e imdevimab sono due anticorpi monoclonali umani IgG indicati per il trattamento della malattia COVID-19 di grado lieve-moderato in pazienti adulti e ragazzi a partire dai 12 anni ad elevato rischio di progressione verso una forma grave di malattia. (leggi)
Riportiamo di seguito la posologia dell’associazione di anticorpi monoclonali casirivimab/imdevimab. (leggi)
Casirivimab e imdevimab sono controindicati in caso di ipersensibilità ad uno dei due anticorpi monoclonali. (leggi)
Casirivimab e imdevimab possono provocare reazioni di ipersensibilità anche gravi, inclusa l’anafilassi. (leggi)
Non ci sono studi di interazione farmaco-farmaco per casirivimab e imdevimab. (leggi)
I dati su tollerabilità e sicurezza di casirivimab e imdevimab si basano su uno studio di fase 1-3, randomizzato in doppio cieco, controllato con placebo, condotto su pazienti ambulatoriali con COVID-19. (leggi)
Nello studio clinico di riferimento di fase 1-3 sono state somministrate dosi di casirivimab e imdevimab superiori a 3 volte la dose raccomandata senza comparsa di effetti tossici dose-limitanti. (leggi)
Casirivimab (REGN10933) e imdevimab (REGN10987) (anche noti in associazione come REGN-COV2) sono due anticorpi monoclonali umani ricombinanti del tipo IgG. (leggi)
Casirivimab e imdevimab sono somministrati per infusione endovenosa, in soluzione fisiologica. (leggi)
Casirivimab è un anticorpo monoclonale con peso molecolare superiore a 145.000 Dalton. (leggi)
Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata a casirivimab e imdevimab sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)
Casirivimab / Imdevimab è prescrivibile nelle specialità commerciali Ronapreve. (leggi)
Casirivimab e imdevimab sono due anticorpi monoclonali umani indicate nel trattamento dei pazienti adulti e pediatrici (età =/> 12 anni) con COVID-19 lieve-moderato a rischio di progressione severa della malattia. Sono stati autorizzati in Italia in via temporanea a febbraio 2021 e sono sottoposti a monitoraggio addizionale per individuare tempestivamente qualsiasi reazione sospetta. Secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), nel momento in cui scriviamo (maggio 2021) i pazienti trattati con casirivimab/imdevimab sono 1521 (Monitoraggio Anticorpi Monoclonali per COVID-19 – Report n. 7). Casirivimab/imdevimab devono essere somministrati alla comparsa dei primi sintomi di malattia, quando la carica virale è alta, perché la terapia anticorpale possa esprimere la sua massima efficacia. I pazienti sono trattati con una sola infusione endovena di anticorpi: 1200 mg di casirivimab più 1200 mg di imdevimab. L’aspetto negativo della terapia con gli anticorpi monoclonali è la necessità di ricovero ospedaliero o in ambulatori idonei. La terapia infatti presenta il rischio di reazioni all’infusione e di ipersensibilità che possono richiedere l’interruzione dell’infusione e il ricorso ad una terapia adeguata.
L’autorizzazione temporanea all’uso di casirivimab/imdevimab si basa su uno studio di fase 1/2/3 in pazienti ambulatoriali con COVID-19. L’esito clinico principale dello studio era rappresentato dalla riduzione della carica virale, che è risultata maggiore nei pazienti con carica virale più alta al basale e nei pazienti che al momento della randomizzazione non evidenziavano ancora una risposta anticorpale (sieronegativi). L’indicazione per un uso clinico degli anticorpi, comunque, è stato suggerito dall’esito clinico secondario dello studio relativo alla percentuale di pazienti trattati che si è rivolto al medico o a strutture di prontosoccorso a causa della malattia COVID-19 (3% vs 6% rispettivamente gruppo trattato e gruppo placebo).
In studi condotti con un modello virale (virus della stomatite vescicolare modificato per esprimere la proteina spike di SARS-CoV-2), l’esposizione all’associazione casirivimab/imdevimab non ha determinato la selezione di varianti virali (alterazioni nella composizione degli aminoacidi della proteina spike) a differenza dell’esposizione ai singoli anticorpi. Inoltre, nei test di neutralizzazione, l’associazione dei due anticorpi è risultata efficace contro la variante inglese e sudafricana.
L’associazione casirivimab/imdevimab non ha evidenziato benefici terapeutici quando somministrata a pazienti ospedalizzati per COVID-19 o sottoposti ad ossigenoterapia, pertanto in questi pazienti l’associazione non è raccomandata.