La meningite è una malattia che interessa le meningi, le tre membrane (dura madre, aracnoide, pia madre) che avvolgono il cervello e il midollo spinale. (leggi)
La meningite è un’infezione che può essere causata da batteri, virus e più raramente funghi, protozoi e metazoi (elminti o vermi). La meningite può avere anche un’origine non infettiva. (leggi)
I sintomi della meningite non dipendono dalla causa della malattia. (leggi)
Gli esami disponibili per diagnosticare la meningite comprendono visita medica e analisi del liquor. (leggi)
Il trattamento della meningite dipende dal patogeno responsabile dell’infezione. (leggi)
Attualmente, l’unica forma di meningite che può essere prevenuta è quella batterica causata da meningococco, pneumococco ed emofilo tipo b. (leggi)
Se ritieni di avere i sintomi della meningite, o se a qualcuno dei tuoi familiari è stata diagnosticata la meningite, parlane con il tuo medico di fiducia. (leggi)
Le medicine non convenzionali tendono ad avere un approccio olistico nei confronti della malattia, tendono cioè a considerare “il malato“ nella sua complessità di individuo, al di là del singolo organo malato. (leggi)
Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata alla meningite sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)
Che cos'รจ la Meningite?
La meningite è una malattia delle meningi, le tre membrane (dura madre, aracnoide, pia madre) che avvolgono il cervello e il midollo spinale. Si tratta in genere di una malattia infettiva causata principalmente da batteri e virus e meno frequentemente da funghi, protozoi e metazoi. La meningite può avere anche una causa non infettiva.
La meningite può essere classificata in base alla causa scatenante e/o alla velocità con cui si manifesta; in genere viene classificata in:
meningite batterica acuta
meningite virale
meningite non infettiva
meningite ricorrente
meningite cronica
La forma più comune di meningite è quella virale, detta anche meningite asettica, che in genere ha un decorso benigno, si autorisolve in circa 7-10 giorni e non lascia conseguenze permanenti.
La forma batterica è più rara, ma più pericolosa perché può causare deficit neurologici permanenti (20-30% dei casi) e morte del paziente (10-15% dei casi). I batteri che più frequentemente sono responsabili di meningite comprendono il meningococco (Neisseria meningitidis), lo pneumococco (Streptococcus pneumoniae) e l’emofilo b (Haemophilus influenzae tipo b). La meningite causata da questi tre batteri è trasmessa per via aerea con le secrezioni mucose (tosse, starnuto, bacio). La malattia non si trasmette respirando l’aria presente in una stanza dove abbia precedentemente soggiornato una persona infetta. Perché il rischio di contagio sia reale, è necessario che la persona infetta e quella non infetta rimangano vicine per molto tempo (come ad esempio durante un viaggio in macchina o in pulman, in ufficio o in classe a scuola).
La meningite non infettiva può essere causata da uno stato di infiammazione dovuto ad un funzionamento non corretto del sistame immunitario. Fra le malattie autoimmunitarie che possono causare meningite non infettiva ricordiamo l’artrite reumatoide e il lupus eritematoso sistemico. Possono provocare meningite non infettiva anche alcune forme tumorali, la sindrome di Behcet e il passaggio di liquido di una cisti cerebrale nello spazio subaracnoideo (spazio compreso fra le meningi).
La meningite ricorrente è caratterizzata dal ripetersi di due o più episodi di meningite.
La meningite cronica è definita tale se dura più di quattro settimane.
Da un punto di vista clinico, i sintomi riconducibili a meningite sono scarsamente specifici (la sintomatologia è indipendente dal patogeno causa dell’infezione): febbre, rigidità nucale, mal di testa, vomito, convulsioni e alterazione dello stato di coscienza. In circa un quarto dei casi di meningite batterica l’esordio dei sintomi può essere fulminante in 24 ore; nel 50% dei casi compaiono 1-7 giorni dopo i sintomi respiratori. E’ importante identificare il prima possibile il patogeno (virus, batterio, fungo o altro), perché da questo dipende la prognosi (evoluzione ed esito) della malattia, la terapia da adottare e la profilassi dei contatti, delle persone cioè che sono state a stretto contatto con il paziente.
In Italia è attivo un sistema di sorveglianza per la meningite. Istituito nel 1994, inizialmente era limitato alla sorveglianza delle meningiti batteriche, dal 2007 è stato esteso a tutte le malattie invasive (meningite e sepsi) provocate da meningococco, pneumococco ed emofilo b.
Dai dati raccolti dal sistema di sorveglianza, l’incidenza da malattia invasiva da meningococco (Neisseria meningitidis) è andata aumentando dal 2012 (0,23 casi per 100.000 abitanti) al 2015 (0,32 casi per 100.000 abitanti); nel 2015 i casi segnalati di malattia invasiva da meningococco sono stati 196 (63 da meningococco C); nel 2016, 191 (67 da meningococco C) (Epicentro, 2017). Negli ultimi 5-6 anni il numero di casi di malattia è risultato pressochè stabile nelle diverse regioni italiane, ad eccezione della Toscana dove sia nel 2015 che nel 2016 è stato segnalato un aumento dei casi di infezione da meningococco C negli adulti. La ragione di questo aumento non è chiara, probabilmente è dovuta ad una migliore capacità di identificazione del patogeno. Negli ospedali toscani negli ultimi due anni si utilizza anche nei pazienti adulti un’analisi molecolare più avanzata rispetto all’indagine in coltura, che costituisce il metodo standard per identificare il germe responsabile dell’infezione (Paci, Azzari. 2017). Il rischio maggiore di malattia invasiva da meningococco sia ha nei bambini tra gli 0 e i 4 anni, in particolare nel primo anno di vita (incidenza: 4 casi per 100.000), ma il rischio rimane piuttosto alto fino ai 25 anni circa per poi diminuire (Epicentro, 2016).
Considerando il triennio 2013-2014-2015, i casi di malattia invasiva da pneumococco (Streptococcus pneumoniae) sono andati aumentando, pari rispettivamente a 977 casi, 957 casi, 1256 casi.
Le persone più esposte al rischio di malattia invasiva da pneumocco sono i bambini molto piccoli, 0-1 anno (incidenza 2015: 9,26 casi su 100.000) e le persone anziane con più di 64 anni (incidenza 2015: 10,90 casi su 100.000). L’incidenza nella popolazione generale, non suddivisa per fasce di età, nelle regioni con un sistema di segnalazione più efficiente, è risultata pari nel 2015 a 4,04 casi per 100.000 (Epicentro, 2016).
Nel 2015 i casi di malattia invasiva da Heamophilus influenzae sono stati 131, con prevalenza dei ceppi verso cui non è disponibile il vaccino. I casi infatti da emofilo di tipo b, ceppo vero cui esiste il vaccino, sono risultati piuttosto rari (0 casi nel 2011, 6 nel 2012, 5 nel 2013, 7 nel 2014, 4 nel 2015 e 5 nel 2016) grazie all’elevata copertura vaccinale finora raggiunta (Epicentro, 2016).