Home News About us Comitato scientifico Iscriviti Utenti Etica Contenuti Guida Faq Stage Contatti
Logo Pharmamedix
A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z

Infezione da HPV

Farmaci e terapie

Quali farmaci per l'Infezione da HPV?

Verruche e condilomi
La terapia delle infezioni da HPV, quali verruche e condilomi, può essere farmacologica oppure chirurgica.

Nel caso delle verruche, si utilizzano sostanze esfolianti che consentono di rimuovere lo strato di cellule morte della pelle e con esse anche il virus. In alternativa, dipendentemente anche dal tipo di verruca e dalla sua sede, la verruca può essere bruciata o rimossa per congelamento (crioterapia con azoto liquido).

Nel caso dei condilomi i farmaci utilizzati comprendono: podofillina, podofillotossina, imiquimod, 5-fluorouracile, bleomicina. Se indicato, i condilomi possono essere rimossi chirurgicamente oppure tramite crioterapia o elettrocoagulazione (Saurat et al., 2006).

Lesioni precancerose
Per quanto riguarda le lesioni del collo dell’utero indotte dall’HPV a rischio di trasformazione oncologica, le linee guida raccomandano di procedere al trattamento in presenza di lesioni precancerose definite di “alto grado”. Le lesioni precancerose sono lesioni benigne e superficiali del tessuto che riveste il collo dell’utero, generalmente asintomatiche. Tali lesioni sono rilevate tramite il pap test. Il pap test (tets di Papanicolaou) è un esame citologico che serve per verificare se sono presenti delle alterazioni nelle cellule del collo dell’utero.

La classificazione delle lesioni precancerose del collo dell’utero adottata dalla comunità scientifica si basa sul sistema Bethesda (TBS, the Bethesda System) che distingue lesioni di basso grado o LSIL (Low-grade Squamous Intraepitelial Lesion) e lesioni di alto grado o HSIL (High-grade Squamous Intraepitelial Lesion). La lesione HSIL rappresenta una lesione con un potenziale elevato di progressione verso il carcinoma invasivo. La lesione precancerosa LSIL corrisponde ad una displasia del tessuto cervicale di grado lieve (CIN 1, dove l’acronimo CIN sta per neoplasia cervicale intraepiteliale), mentre la lesione HSIL ad una displasia di grado moderato o grave (CIN 2 o 3 o carcinoma in situ). Per displasia si intende un’alterazione del tessuto in cui le cellule subiscono una maturazione anomala.

Nel caso delle cellule della mucosa del collo dell’utero, l’HPV rappresenta la causa principale di displasia: la prevalenza del virus è compresa fra il 42% e il 72% in caso di lesioni precancerose di basso grado e tra il 73% e il 95% in caso di lesioni di alto grado.

La trasfomazione della cellula da normale a displastica non è definitiva, tutte le lesioni CIN possono infatti regredire spontaneamente ma mentre questo evento è frequente per le lesioni di tipo 1 (57%) e 2 (43%), lo è meno per le lesioni di tipo 3 (32%). Le lesioni precancerose possono anche persistere nel tempo senza evolvere ulteriormente (CIN 1: 32%; CIN 2: 35%; CIN 3: 56%). Poiché non è possibile prevedere quale lesione evolverà nel tempo a tumore, le linee guida raccomandano il trattamento delle lesioni CIN di grado 2 o 3 (percentuali di progressione a carcinoma invasico: CIN 1: 1%; CIN 2: 5%; CIN 3: > 12%) (Ostor, 1993; Gruppo Italiano Screening del Cervicocarcinoma – GISCI, 2015).

I trattamenti raccomandati per la terapia delle lesioni precancerose sono distinti in distruttivi e di escissione. Nel primo caso si interviene distruggendo il tessuto cervicale che presenta anomalie; nel secondo caso si asporta il tessuto anomalo insieme ad una piccola parte di tessuto normale circostante (conizzazione); con questo secondo tipo di intervento è possibile effettuare l’esame del tessuto al microscopio (esame istologico). La scelta tra i due approcci, distruttivo o escissionale, dipende dal tipo di lesione dei tessuti: il primo viene in genere riservato alle lesioni di basso grado (LSIL o CIN 1), mentre il secondo alle lesioni di grado elevato (HSIL o CIN 2, 3).
Le tecniche di distruzione del tessuto malato prevedono la vaporizzazione effettuata con il laser (laservaporizzazione), la distruzione del tessuto con il calore (diatermocoagulazione) oppure con il freddo (crioterapia).
L’intervento di escissione può essere condotto con due tecniche che possono anche essere eseguite in associazione, la resezione con ansa (detta anche escissione con radiofrequenza o LEEP) o con laser (laser-conizzazione). Oltre a queste due tecniche, l’escissione può essere condotta con bisturi a lama fredda. L’obiettivo sia in caso di distruzione del tessuto che di escissione è quello di rimuovere tutto il tessuto malato preservando il più possibile quello sano (Gruppo Italiano Screening del Cervicocarcinoma – GISCI, 2015).

Il trattamento delle CIN può essere associato a complicanze immediate (emorragia intraoperatoria, infezione, reazioni avverse all’uso degli anestetici locali) o tardive (stenosi del canale cervicale, ripercussioni negative in caso di gravidanza quali aborto tardivo, rottura prematura delle membrane, basso peso alla nascita, parto pretermine).