Cosa chiedere al medico e al farmacista sull'Infezione da HPV?
Se ritieni di avere i sintomi di un’infezione da HPV o papilloma virus umano o se a qualcuno dei tuoi familiari è stata diagnosticata questo tipo di infezione, parlane con il tuo medico di fiducia.
Ecco alcune domande che potresti porre.
L’infezione da HPV o papilloma virus umano colpisce pelle e mucose e può dare luogo a lesioni che nel tempo possono evolvere a tumore. Il papilloma virus umano è infatti responsabile di quasi il 100% dei tumori del collo dell’utero (cervicocarcinoma o carcinoma della cervice uterina), della maggior parte dei tumori dell’ano, di circa il 50% dei tumori del pene e di circa il 30% dei tumori testa-collo.
Esistono più di 120 genotipi del virus HPV, alcuni dei quali infettano la pelle causando la comparsa delle verruche, altri le mucose, provocando la formazione dei condilomi o di lesioni non visibili ad occhio nudo ma la cui pesistenza è un fattore di rischio per lo sviluppo di alcuni tumori.
I gentipi virali dell’HPV sono distinti da un numero e classificati in base al potenziale oncogeno, alla capacità cioè di provocare la formazione di lesioni precancerose. Al gruppo ad elevato rischio oncogeno appartengono ad esempio i genotipi virali 16 e 18, responsabili del 70% dei casi di tumore del collo dell’utero.
L’infezione da HPV è trasmessa essenzialmente per via sessuale; può avvenire anche per contatto in ambienti promiscui o durante il parto (trasmissione materno-fetale). Nella maggior parte dei casi l’infezione si risolve spontaneamente: l’organismo è in grado di debellare il virus in circa 2 anni. La persistenza dell’infezione aumenta il rischio di una sua evoluzione in senso tumorale. Nel caso del tumore del collo dell’utero, intercorrono in media 5 anni fra infezione e lesione precancerosa e 10-20 anni per la comparsa del tumore. L’evoluzione è asintomatica. E’ da segnalare comunque che le lesioni precancerose possono regredire con una frequenza che è inversamente proporzionale alla gravità della lesione stessa o possono persistere senza evolvere ulteriormente. Ad esempio, prendendo in considerazione le lesioni precancerose della cervice uterina più gravi (neoplasia intraepiteliale cervicale, CIN, di grado 3), la regressione delle lesioni avviene nel 32% dei casi, la persistenza nel 56% e l’evoluzione a tumore nel 12% (Gruppo Italiano Screening del Cervicocarcinoma – GISCI, 2015).
L’HPV non dà viremia (presenza del virus nel sangue), ma rimane localizzato nella sede dell’infezione. Sono possibili quindi reinfezioni successive. L’uso del profilattico non impedisce completamente la trasmissione del virus, che può avvenire anche per contatto con la cute non protetta dal preservativo (Epicentro, 2015).
Attualmente il Sistema Sanitario Nazionale prevede un programma di screening per il tumore del collo dell’utero rivolto alle donne di età compresa fra 25 e 64 anni ed effettuatto tramite pap test ogni tre anni. Il pap test è un esame citologico che permette di evidenziare anomalie nella struttura delle cellule della mucosa del collo dell’utero indotte dall’HPV e quindi indirizzare o meno le pazienti ad esami diagnostici più approfonditi.
Per prevenire l’infezione da HPV sono stati messi a punto alcuni vaccini. Poiché l’infezione si trasmette essenzialmente per via sessuale, la vaccinazione contro il papilloma virus è offerta dal Servizio Sanitario Nazionale (Nuovo Piano di Prevenzione Vaccinale 2017-2019) alle ragazze e ai ragazzi di 12 anni (eta in cui è presumibile non vi siano stati ancora rapporti sessuali). Sono disponibili attualmente tre vaccini, bivalente (attivo verso l’HPV 16 e 18), tetravalente (attivo verso l’HPV 16, 18, 6 e11) e nonavalente (attivo verso 16, 18, 6, 11, 31, 33, 45, 52 e 58). Solo per i primi due sono disponibili dati di efficacia e sicurezza sul lungo periodo perchè l’immissione sul mercato del vaccino bivalente e tetravalente risale al 2007, mentre quella del nonavalente al 2015. Le evidenze scientifiche mostrano una riduzione significativa dei condilomi genitali e delle lesioni precancerose del collo dell’utero a fronte di una buona tollerabilità con effetti di protezione crociata verso ceppi HPV non coperti dai vaccini.
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