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Infezione da Cytomegalovirus (CMV)

Prevenzione

Come prevenire l'Infezione da Cytomegalovirus (CMV)?

Attualmente non esiste un vaccino per la prevenzione primaria dell’infezione da Cytomegalovirus (CMV). Gli studi condotti, per la maggior parte su modelli animali, hanno orientato la ricerca verso la forma di vaccino vivo attenuato. Inoltre, poiché sono state identificate diverse varianti geniche del Cytomegalovirus, il vaccino, per offrire una copertura più ampia possibile, dovrebbe essere multivalente, efficace cioè verso più di un ceppo virale (James, Kimberlin, 2016).

In assenza di un’efficiente strategia vaccinale, la profilassi si focalizza su misure igienico comportamentali per ridurre il rischio di contagio. Tali misure sono particolarmente raccomandate per le donne fertili per i potenziali rischi fetali dell’infezione.

Le donne fertili che contraggono per la prima volta l’infezione da Cytomegalovirus devono attendere 6-12 mesi prima di programmare una gravidanza. Dopo questo periodo devono accertare la fine dell’infezione primaria attiva con test sierologici e/o PCR per la ricerca ematica del DNA virale (Gruppo multidisciplinare “Malattie infettive in ostetricia-ginecologia e neonatologia”, 2012).

Considerando che per la donna in gravidanza, la fonte principale di infezione è rappresentata dai bambini piccoli (età prescolare), che tutti i bambini piccoli potenzialmente potrebbero essere infetti e che, in seguito all’infezione primaria da Cytomegalovirus, i bambini rilasciano per mesi il virus soprattutto con la saliva e le urine, le raccomandazioni igienico sanitarie, in sintesi,  prevedono:
a) evitare di condividere stoviglie, asciugamani, strumenti per l’igiene personale (esempio, spazzolino da denti), con individui potenzialmente infetti, in particolare bambini in età prescolare;
b) evitare di mettere in bocca oggetti che i bambini potrebbero aver succhiato o messo in bocca (ad esempio il ciuciotto);
c) lavarsi bene le mani dopo aver cambiato il pannolino di un neonato, aiutato un bambino a soffiarsi il naso, preparato il bucato della biancheria e toccato i giocattoli;
d) usare i guanti per toccare materiale biologico potenzialmente infetto e lavarsi bene le mani una volta tolti i guanti.

La somministrazione di immunoglobuline CMV-specifiche per ridurre il rischio di trasmissione materno fetale ha dato esiti contrastanti negli studi clinici. Questo tipo di terapia inoltre è risultata comportare un rischio più alto di eventi avversi di natura ostetrica. Pertanto il ricorso alla terapia con immunoglobuline specifiche non può essere raccomandato come terapia di routine per prevenire la trasmissione materno fetale dell’infezione da Cytomegalovirus (James, Kimberlin, 2016; Revello et al., 2014; Nigro et al., 2005).

Le donne gravide non immuni all’infezione da Cytomegalovirus dovrebbero effettuare test sierologici periodicamente (mensilmente) almeno fino alla 18-20esima settimana per poter intervenire in caso di sieroconversione. Successivamente i controlli possono avvenire ad intervalli di tempo più ampi con un controllo a 35-37 settimane di gestazione per poter individuare, eventualmente, i neonati a rischio di infezione congenita (Gruppo multidisciplinare “Malattie infettive in ostetricia-ginecologia e neonatologia”, 2012).

L’infezione da Cytomegalovirus non è un’indicazione per il parto cesareo e non rappresenta una controindicazione all’allattamento al seno (Gruppo multidisciplinare “Malattie infettive in ostetricia-ginecologia e neonatologia”, 2012).