Il Cytomegalovirus (CMV, Herpes virus umano 5) è un virus molto comune, che può infettare chiunque e che permane all’interno dell’organismo per tutta la durata della vita con possibilità di riattivarsi ripetutamente. (leggi)
Il Cytomegalovirus umano (CMV) è un virus a DNA patogeno per l’uomo. (leggi)
Nella maggior parte dei pazienti con sistema immunitario efficiente, l’infezione da Cytomegalovirus decorre senza sintomi. (leggi)
La diagnosi dell’infezione da Cytomegalovirus (CMV) viene effettuata in specifici casi poiché nella maggior parte delle persone con sistema immunitario efficiente, l’infezione decorre in assenza di sintomi o con sintomi molto lievi e aspecifici. (leggi)
La terapia farmacologica è raccomandata per i casi gravi di malattia. (leggi)
Attualmente non esiste un vaccino per la prevenzione primaria dell’infezione da Cytomegalovirus (CMV). (leggi)
Se ritieni di avere i sintomi dell’infezione da Cytomegalovirus (CMV), o se a qualcuno dei tuoi familiari è stata diagnosticata l’infezione da Cytomegalovirus, parlane con il tuo medico di fiducia. (leggi)
Le medicine non convenzionali tendono ad avere un approccio olistico nei confronti della malattia, tendono cioè a considerare “il malato“ nella sua complessità di individuo, al di là del singolo organo malato. (leggi)
Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata all’infezione da Cytomegalovirus (CMV) sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)
Che cos'è l'Infezione da Cytomegalovirus (CMV)?
Il Cytomegalovirus (CMV, Herpes virus umano 5) è un virus molto comune, che può infettare chiunque e che permane all’interno dell’organismo per tutta la durata della vita con possibilità di riattivarsi ripetutamente. Appartiene alla famiglia degli Herpesviridae, che comprende anche l’Herpes simplex (HSV), il virus Varicella-Zoster (VZV), il virus di Epstein-Barr (EBV) e i virus dell’Herpes umano 6 (HHV-6), 7 (HHV-7) e 8 (HHV-8).
L’uomo rappresenta l’unico serbatoio di infezione virale. La trasmissione del Cytomegalovirus avviene per contatto con i liquidi corporei: saliva, sangue, urine, liquido seminale, secrezioni vaginali, latte materno. La trasmissione può avvenire quindi tra due persone, dalla madre al feto, dalla madre al neonato allattato al seno, con la trasfusione di sangue o il trapianto di organi.
Nelle persone con sistema immunitario efficiente (immunocompetenti), l’infezione decorre asintomatica; in alcuni pazienti possono manifestarsi sintomi aspecifici quali mal di gola, febbre, stanchezza, ingrossamento dei linfonodi (sindrome simil mononucleosica). Nelle persone con sistema immunitario deficitario (immunodepressi) l’infezione può causare invece sintomi molto gravi che possono provocare la morte del paziente. Nei pazienti con AIDS in fase terminale, l’infezione da CMV può causare retinite nel 40% dei casi. Nelle donne in gravidanza, il passaggio del virus al feto (infezione congenita) può causare danni permanenti importanti - come sordità, cecità, ritardo mentale, convulsioni - e morte fetale o perinatale. In seguito a trasfusione, l’infezione da Cytomegalovirus si manifesta con febbre prolungata (2-3 settimane) e sintomi prevalentemente a carico del fegato (epatite da Cytomegalovirus).
Si parla di infezione primaria quando si contrae il virus per la prima volta, di infezione secondaria quando il virus presente nell’organismo in forma latente si riattiva (in seguito a perdita di efficienza del sistema immunitaro) o quando si contrae un nuovo ceppo virale.
In seguito ad una prima infezione, il Cytomegalovirus può essere eliminato dall’organismo, attraverso ad esempio le urine, anche per anni, soprattutto nei bambini molto piccoli. Gli adulti che contraggono per la prima volta il virus tendono ad eliminare il Cytomegalovirs soprattutto con la saliva.
Il periodo di incubazione in caso di trasmissione del virus in un nucleo familiare non è noto. In caso di contagio con sangue trasfuso, il periodo di incubazione varia da 3 a 12 settimane, mentre in caso di trapianto da 1 a 4 mesi (Giacomet, Zuccotti, 2014).
Nella donna in gravidanza con una prima infezione da Cytomegalovirus, il rischio di trasferire al feto il virus è pari al 30-40% (sostanzialmente indipendente dall’età di gestazione); tale rischio scende notevolmente, pari allo 0,5-2%, in caso di infezione secondaria. Data l’elevata prevalenza della malattia nella popolazione generale, comunque, i due terzi dei neonati con CMV congenita nascono da madri con preesistente sieropositività (presenza di anticorpi anti-CMV nel sangue) (James, Kimberlin, 2016). A livello mondiale, l’infezione da Cytomegalovirus è la più diffusa infezione virale congenita (1-2% dei bambini nati vivi) (Kenneson, Cannon, 2007). In Italia, l’incidenza di infezione congenita da CMV è di un bambino su cento nati vivi (Gruppo multidisciplinare “Malattie infettive in ostetricia-ginecologia e neonatologia”, 2012).
L’85-90% dei neonati che contraggono l’infezione congenita è asintomatico, di questi il 10-15% circa va incontro, successivamente alla nascita, a manifestazioni cliniche, principalmente a deficit neurosensoriale dell’udito (Boppana et al., 2013). Il 10-15% dei bambini con infezione congenita manifesta sintomi alla nascita. Tali sintomi possono essere transitori o permanenti. Rientrano nel primo gruppo disturbi al fegato, tra cui l’ittero, alla milza, ai polmoni, disturbi della coagulazione (petecchie, piccolissime emorragie cutanee che si manifestano come macchie rosse sulla pelle). Sono permanenti deficit uditivi fino alla sordità, difetti della vista inclusa la cecità, ritardo mentale, dimensioni ridotte del cranio, disturbi del movimento, convulsioni. Sebbene la probabilità che il danno fetale sia grave risulti più alta quando il contagio avviene nelle fasi iniziali della gravidanza, il rischio di trasmissione aumenta con il procedere della gravidanza stessa (il rischio di trasmissione è minimo all’inizio e massino al termine della gravidanza). L’infezione da Cytomegalovirus può causare mortalità fetale, nati morti e decesso post natale (la mortalità perinatale in caso di CMV congenita sintomatica è di circa il 10%) (Gruppo multidisciplinare “Malattie infettive in ostetricia-ginecologia e neonatologia”, 2012).
L’infezione da Cytomegalovirus può essere trasferita al bambino anche al momento del parto, in seguito al contatto con secrezioni cervicali infette, in seguito all’allattamento al seno o per trasfusione. In tutti questi casi si parla di infezione perinatale da Cytomegalovirus. Nei neonati a termine (bambini nati dopo la 37esima settimana di gestazione), gli anticorpi trasmessi dalla madre proteggono il bambino dal rischio di infezione e i neonati che contraggono l’infezione sono, nella maggior parte dei casi, asintomatici. I neonati prematuri che invece non possiedono anticorpi anti-CMV, in caso di infezione perinatale possono sviluppare una malattia grave con rischio di morte. Nei neonati prematuri che richiedono emotrasfusioni, dovrebbe essere utilizzato sangue privo di leucociti (il virus si annida in questo tipo di cellula immunitaria).
Non esiste un vaccino per il Cytomegalovirus, per cui la prevenzione primaria si focalizza su misure comportamentali e igienico sanitarie per ridurre il rischio di infezione. La prevenzione secondaria nei pazienti a rischio di infezione sintomatica da Cytomegalovirus (pazienti immunodepressi, pazienti trapiantati) è finalizzata ad evitare la riattivazione del virus e si basa sulla somministrazione di specifici farmaci antivirali (ganciclovir, valganciclovir, foscarnet).
Il Cytomegalovirus è ampiamente diffuso nella popolazione mondiale: si stima che il 60-90% della popolazione adulta sia entrata in contatto con il virus (individui sieropositivi). La prevalenza dell’infezione aumenta con l’età e con la riduzione progressiva del livello socio-sanitario. In Italia, circa l’80% delle donne in età fertile è sieropositivita per il CMV, in alcuni paesi invece, come negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, la percentuale è inferiore, compresa tra il 40 e il 60%. Nella popolazione pediatrica, circa il 10-40% dei bambini presentano urina e saliva positivi al CMV, costituendo di fatto una fonte importante di infezione. Per quanto riguarda l’infezione congenita (trasmissione del virus dalla madre al feto), la prevalenza si attesta tra lo 0,15% e il 2% a seconda dei paesi. In Italia la prevalenza dell’infezione congenita è tra le più basse, variando tra lo 0,15% nei bambini nati da donne con età superiore ai 24 anni e lo 0,51% nei bambini nati da donne con età inferiore ai 24 anni (aumentando l’età aumenta la probabilità da parte della donna di contrarre il virus prima di una gravidanza) (Epicentro, 2019).