L’infarto del miocardio si verifica quando una parte di muscolo cardiaco rimane isolata dal flusso sanguigno (evento ischemico) e, quindi, privata di ossigeno e nutrienti. (leggi)
L’infarto miocardico è un disordine complesso, in cui le cellule del cuore, private di apporto di ossigeno e nutrienti, vanno incontro a morte. (leggi)
I sintomi dell’infarto possono insorgere improvvisamente, oppure in alcuni casi l’ischemia può rimanere asintomatica: circa un terzo degli infarti avviene senza manifestare dolori al torace. (leggi)
L’infarto del miocardio deve essere diagnosticato in breve tempo, in condizione di emergenza. (leggi)
L’infarto miocardico acuto deve essere spesso trattato di emergenza, con un ricovero ospedaliero. (leggi)
L’infarto del miocardio è la morte delle cellule del tessuto muscolare del cuore causata dal ridotto apporto sanguigno per l’ostruzione o il restringimento di un’arteria coronarica, o per uno squilibrio nella richiesta. (leggi)
Se ritieni di avere i sintomi dell’infarto miocardico, o se a qualcuno dei tuoi familiari è stato diagnosticato l’infarto miocardico, parlane con il tuo medico di fiducia. (leggi)
Le medicine non convenzionali tendono ad avere un approccio olistico nei confronti della malattia, tendono cioè a considerare “il malato“ nella sua complessità di individuo, al di là del singolo organo malato. (leggi)
Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata all’infarto miocardico sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)
Che cos'è l'Infarto Miocardico?
L’infarto del miocardio si verifica quando una parte di muscolo cardiaco rimane isolata dal flusso sanguigno (evento ischemico) e, quindi, privata di ossigeno e nutrienti. Se l’ischemia è prolungata i cardiomiociti (cellule cardiache) vanno incontro a necrosi, che è la morte cellulare.
Nella maggior parte dei casi l’infarto avviene in conseguenza della formazione di placche all’interno delle arterie coronariche, deputate all’irrorazione del tessuto miocardico. La formazione delle placche avviene nel corso di un periodo molto lungo, attraverso la deposizione di colesterolo e cellule; se la placca si rompe l’aggregazione piastrinica conseguente può portare a un coagulo di dimensioni tali da ostruire l’arteria.
Una causa meno frequente di infarto può essere lo spasmo, una costrizione improvvisa di un’arteria coronarica (National Institutes of Health – NIH, 2015).
Generalmente l’infarto miocardico si manifesta con un dolore al torace, che può espandersi e comprendere braccio sinistro, spalle, dorso, collo, mandibola, denti. Inoltre possono verificarsi affanno, sudorazione, vertigini e svenimento. A volte l’infarto può essere asintomatico e avvenire senza che il paziente riesca a rendersene conto. Il dolore dura una ventina di minuti circa e, nei casi più gravi, si verifica la morte cardiaca entro breve tempo dall’insorgenza dei sintomi.
L’infarto miocardico può essere di due diverse tipologie, che presentano sintomi molto simili e si distinguono nell’analisi dell’elettrocardiogramma (ECG) a dodici derivazioni (ottenuto con 6 elettrodi posizionati intorno al cuore):
1) Infarto miocardico STEMI (ST Elevation Myiocardial Infarction), in cui si osserva un sopraslivellamento di almeno 0,1 mV del tratto ST tra due derivazioni contigue; in genere è causato dall’ostruzione completa di una coronaria.
2) Infarto miocardico NSTEMI (Non ST Elevation Myiocardial Infarction), in cui non vi è il sopraslivellamento. In genere l’occlusione della coronaria è parziale.
La differenza tra infarto STEMI e NSTEMI è imputabile all’estensione dell’area cardiaca interessata da ischemia, che può dipendere dal tipo di occlusione, se parziale o totale, ma anche dall’arteria occlusa: se il danno interessa le arterie coronariche destra o sinistra le conseguenze sull’area cardiaca possono essere maggiori che non in caso di danno all’arteria circonflessa, che è un’arteria secondaria.
In genere i pazienti colpiti da infarto miocardico STEMI sono più giovani e presentano meno disordini cardiovascolari correlati, rispetto invece ai pazienti con infarto miocardico NSTEMI, il quale può essere considerato come il risultato di un processo di una serie di condizioni dannose per la salute cardiovascolare (Bode, Zirlik, 2007).
L’infarto è da considerarsi un’emergenza, perché se il flusso sanguigno rimane interrotto troppo a lungo le cellule cardiache vanno incontro alla morte e il tessuto cicatrizza. Nell’infarto si ritrova, infatti, il rilascio nel sangue di specifici biomarcatori di necrosi cellulare, che differenziano questo evento, sia esso STEMI o NSTEMI, dall’angina instabile, altra patologia cardiaca in cui l’ossigenazione del muscolo cardiaco da parte delle arterie coronariche risulta difficoltosa.
Le conseguenze di un attacco di infarto cardiaco possono essere molto gravi e portare all’insorgenza di aritmie, che sono alterazioni del ritmo cardiaco, o insufficienza cardiaca, condizione in cui il cuore non riesce a pompare abbastanza sangue per sostenere la vitalità dell’organismo in maniera adeguata (Ministero della Salute, 2013).
L’infarto rappresenta la prima causa di morte al mondo. Solo negli Stati Uniti si registrano 735 000 casi ogni anno, uno ogni 43 secondi (Centers for disease control and prevention – CDC, 2015).
Il rischio di morte a 30 giorni è elevato: 7,4% per i pazienti con infarto del miocardio NSTEMI e 11,1% per pazienti con infarto STEMI (Kumar, Cannon, 2009).
Con il termine reinfarto si indica un infarto del miocardio acuto che avviene entro 28 giorni da un precedente attacco cardiaco. In questo caso si può considerare il paziente come affetto da infarto del miocardio ricorrente.
Esistono fattori associati ad un aumento del rischio di infarto miocardico (Mayo Clinic, 2014):
Inoltre alcuni studi hanno evidenziato che quantità elevate di fibrinogeno o altri fattori della coagulazione in circolo favoriscono la probabilità di infarto, mentre la presenza di vitamine antiossidanti come la E e la C hanno un effetto protettivo (Yusuf et al., 1993).
Negli ultimi anni è stata descritta una forma di infarto particolare, la sindrome di Takotsubo, che insorge solitamente in conseguenza a un forte stress e che colpisce prevalentemente le donne in età post menopausa. La sindrome di Takotsubo è caratterizzata da allungamento dell’intervallo QT e alterazioni del segmento ST dell’elettrocardiogramma cardiaco, lieve aumento degli enzimi cardiaci, acinesia della parte più apicale del cuore, con contrazione di quella basale. L’origine di questa manifestazione è sconosciuta, ma non coinvolge le arterie coronariche e, secondo alcuni, non è da cosiderare come un infarto vero e proprio, ma solo una patologia dal decorso molto simile, ma con una prognosi migliore (Virani et al., 2007; Prasad et al., 2008).