La parola “depressione” indica una forma di sofferenza psichica caratterizzata da un abbassamento del tono dell’umore. (leggi)
Le cause della depressione (disturbo depressivo maggiore) riconoscono fattori biologici, genetici e psicosociali. (leggi)
I sintomi con cui si manifesta la depressione (disturbo depressivo maggiore) possono essere distinti in fisici, emozionali e comportamentali. (leggi)
Gli esami disponibili per diagnosticare una depressione (disturbo depressivo maggiore) comprendono la valutazione fisica e psicologica del paziente. (leggi)
Allo stato attuale i trattamenti per la cura della depressione (disturbo depressivo maggiore) più utilizzati comprendono la terapia farmacologica e le psicoterapie. (leggi)
Quando si parla di prevenzione della depressione (disturbo depressivo maggiore) bisogna distinguere fra prevenzione primaria e prevenzione secondaria. (leggi)
Se ritieni di avere i sintomi della depressione, o se a qualcuno dei tuoi familiari è stata diagnosticata la depressione (disturbo depressivo maggiore), parlane con il tuo medico di fiducia. (leggi)
Le medicine non convenzionali tendono ad avere un approccio olistico nei confronti della malattia, tendono cioè a considerare “il malato“ nella sua complessità di individuo, al di là del singolo organo malato. (leggi)
Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata alla depressione (disturbo depressivo maggiore) sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)
Che cos'รจ la Depressione?
La parola “depressione” indica una forma di sofferenza psichica caratterizzata da un abbassamento del tono dell’umore, rappresentato dall’insieme di tutti i sentimenti presenti in uno stato di coscienza: l’allegria, l’euforia, la tristezza, l’irritabilità.
Il disturbo che comunemente è chiamato depressione, è definito “disturbo depressivo maggiore” secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali e “disturbo depressivo” secondo la calssificazione delle malattie redatta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o WHO secondo l’acronimo inglese World Health Organization) (American Psychiatric Association - APA, 2013; World Health Organization - WHO, 2014).
Alcuni psichiatri, ritengono vi sia maggiore predisposizione nelle personalità geniali nei riguardi di questa malattia. Pare che Johann Wolfgang von Goethe, ad esempio, soffrisse di bipolarismo. George Gordon Byron, Winston Churchill, Napoleone Bonaparte, Giacomo Leopardi, Vincent van Gogh, Friedrich Nietzsche, Ludwig van Beethoven, Kurt Cobain, Jaco Pastorius, Virginia Woolf, Vivien Leigh, Robert Schumann soffrissero tutti di disturbi depressivi.
Le brusche variazioni dell'umore e delle emozioni sono state osservate già in tempi remoti: la parola "malinconia" e "mania" derivano dal greco antico = melas/µελασ, che significa "nero", e chole/χολη che significa "bile" o "fiele". Il medico romano Celio Aureliano, definì il termine greco "ania", come "produzione di grande angoscia mentale", e “manos” = "rilassato", che contestualmente si riferiscono ad un eccessivo rilassamento della mente o dell'anima.
Nel 1800 Karl Ludwig Kahlbaum creò il termine “ciclotimia”, intesa come intervalli di malattia acuta, maniacali o depressivi, suddivisi da periodi relativamente privi di sintomi. Per poter prlare di "psicosi maniaco-depressiva" dobbiamo aspettare il 1952, quando questa espressione comparve nella prima edizione del “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali” (DSM) ad opera dell’Associazione americana dei medici psichiatri (American Psychiatric Association, APA).
Nel paziente depresso si creano atteggiamenti definiti “circoli viziosi” che tendono a mantenere costante l’umore depresso con conseguente riduzione della produttività lavorativa, del contatto sociale e ricreativo. Alcune persone depresse, appaiono apatiche e disinteressate verso tutto e tutti, affrontano con difficoltà le incombenze quotidiane (es. pagare le bollette, chiamare l’idraulico), continuando a rimandare impegni, smettono di uscire dedicandosi ad attività passive come guardare la televisione, stare a letto, assillare amici e conoscenti riguardo i propri problemi.
Come riportato nella classificazione delle malattie dell’OMS (ICD-10, International Classification of Deseases, 10th edition) “nel tipico episodio di depressione lieve, moderata o grave, il paziente soffre di un abbassamento del tono dell’umore, di perdita di energia e vitalità (voglia di fare)” (World Health Organization - WHO, 2014).
Perchè si possa fare diagnosi di depressioni, i sintomi depressivi devono persistere per almeno 2 settimane (DSM-5). Se l’episodio depressivo si ripete, si parla di disturbo depressivo ricorrente. Se la sintomatologia depressiva è lieve, pemette cioè di portare aventi le proprie attività quotidiane, ma si associa a sofferenza psicologica clinicamente significativa si parla di disturbo distimico (distimia). La classificazione statistica internazionale delle malattie redatta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (ICD-10) e utilizzata diffusamente a livello internazionale, elenca la depressione maggiore, il disturbo depressivo ricorrente e la distimia nei “disturbi dell’umore” (World Health Organization - WHO, 2014). L’ICD-10 distingue inoltre, alla voce “episodio depressivo”, diverse sottoclassi: la forma lieve e quella moderata di depressione, l’episodio depressivo severo senza oppure con sintomi psicotici, la depressione atipica e la depressione “mascherata” non altrimenti specificata (NAS), e ancora la depressione NAS e il disordine depressivo NAS (il codice “non altrimenti specificato” viene attributo quando i criteri di classificazione, per un determinato disturbo, nel caso specifico il disturbo depressivo, non sono soddistatti completamente).
Nel DSM-5, a cura dell’associazione americana dei medici psichiatri, la depressione compare nella categoria dei disturbi depressivi, insieme alla distimia, al disturbo disforico premestruale, al disturbo depressivo dovuto ad altra malattia, al disturbo depressivo dovuto a sostanze, al disturbo depressivo altrimenti specificato e al disturbo depressivo non specificato (queste due ultime categorie compaiono nell’ICD-10 come sottoclassi dell’episodio depressivo).
Nel DSM-5 inoltre il disturbo depressivo ricorrente compare come sottoclasse della depressione (che è distinta in “singolo episodio” e “episodio ricorrente”), mentre nell’ICD-10 rappresenta una classe distinta rispetto al disturbo depressivo (l’ICD-10 distingue fra “episodio depressivo” e “disturbo depressivo ricorrente”) (World Health Organization - WHO, 2014)
In Italia, nel periodo 2009-2012, la quota di persone che ha riportato sintomi di depressione si attesta sul 7% nella fascia di età compresa fra 18 e 69 anni (i sintomi sono stati riportati per una media di 17 giorni/mese). I sintomi di depressione tendono ad essere riferiti con maggior frequenza da persone di età compresa fra i 50 e i 70 anni (8%), dalle donne (9%), dalle persone con livello di istruzione più basso (12%), con difficoltà economiche (15%) oppure con un lavoro saltuario (9%), con malattie croniche (13%) e dalle persone che vivono da sole (10%) (Sorveglianza Passi - Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia, 2014).
Nel mondo le persone con depressione risultano essere più di 350 milioni secondi i dati formiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Sempre secondo l’OMS, la depressione costituisce una delle principali cause di disabilità ed è il primo responsabile del carico globale di malattia, con una prevalenza maggiore nelle donne rispetto agli uomini (World Health Organization - WHO, 2012).
La depressione può avere importanti ripercussioni sulla vita di tutti i giorni. L’attività scolastica o lavorativa della persona può diminuire a causa dei problemi di concentrazione e di memoria che tipicamente presentano i pazienti depressi, con relativo ritiro sociale e problemi di tipo relazionale con partner, figli, amici e colleghi. L’umore depresso condiziona anche il rapporto con se stessi e con il proprio corpo. Tipicamente, infatti, chi è depresso ha difficoltà a lavarsi, curare il proprio aspetto, mangiare e dormire in modo regolare. Le forme depressive ricorrenti richiedono particolare attenzione in quanto potrebbero celare un disturbo bipolare misconosciuto.
Nelle forme più gravi la depressione può portare al suicidio. Ogni anno nel mondo i suicidi sono almeno un milione e per ogni persona che muore in questo modo, si stima che almeno altre 20 abbiano tentato il suicidio (World Health Organization - WHO, 2012).