Come si diagnostica la Dengue?
Gli esami disponibili per diagnosticare la dengue:
L’esame medico consente di valutare la sintomatologia anche in relazione ad un eventuale viaggio in paesi dove la dengue è endemica. Il sospetto di malattia deve essere posto quando il paziente presenta febbre da 2-7 giorni e almeno 2 o più sintomi tra i seguenti: dolore articolare in particolare a spalle o ginocchia, dolore muscolare nella parte bassa della schiena o agli arti, rash cutaneo (che può interessare fino ad un paziente su due), dolore retroorbitale agli occhi, mal di testa severo, leucopenia, segni/sintomi di emorragia (ad esempio petecche, sanguinamento gengivale, sangue dal naso, menorragia). Spesso è positivo il test del laccio o test della fragilità capillare. Questo test viene eseguito gonfiando un manicotto per la misurazione della pressione nella parte alta del braccio esercitando una pressione intermedia tra la sistolica e la diastolica (circa 100 mmHg) per 5 minuti. Il test è considerato positivo se compaiono sulla pelle dove è stata esercitata la pressione più di 20 macchioline rosse (petecchie) in un’area di 2,5 cm di diametro.
La diagnosi medica deve essere confermata dagli esami di laboratorio per la ricerca del virus o degli anticorpi specifici. Se l’esame del sangue viene effettuato durante la fase acuta della malattia (entro 7 giorni dalla comparsa della febbre), è possibile ricercare il genoma virale mediante la reazione a catena della polimerasi inversa (RT-PCR, reverse transcriptase-polymerase chain reaction) o l’antigene della proteina virale NS mediante il test ELISA (test di immunoassorbimento enzimatico). Il test RT-PCR è un test sierotipo-specifico e non presenta reattività crociata con altri flavivirus. Se l’esame del sangue è effettuato dopo la fase acuta di malattia, la conferma avviene con la ricerca degli anticorpi specifici IgG e IgM mediante test ELISA (ISSalute, 2022). La ricerca del genoma virale con PCR può essere effettuato anche sul liquido cerebrospinale.
Poiché la dengue è associata a trombocitopenia, leucopenia, aumento delle transaminasi epatiche, altri esami che possono essere effettuati riguardano la valutazione di questi parametri. Gli enzimi epatici iniziano ad aumentare quasi subito, ma raggiungono il valore massimo durante la seconda settimana di malattia. L’ematocrito può subire un incremento superiore al 20%, segno di emoconcentrazione e in genere precede la fase di shock, pertanto nelle forme gravi di malattia deve essere monitorato ogni 3-4 ore. In caso di febbre emorragica da dengue si possono verificare: ipoproteinemia, aumento del tempo di protrombina e del tempo di tromboplastina parziale attivata, riduzione del fibrinogeno e aumento dei prodotti di scissione della fibrina. La condizione critica del paziente è segnalata anche da versamenti pleurici - più spesso a carico del polmone destro in caso di febbre emorragico, a carico di entrambi i polmoni in caso di sindrome da shock dengue -, edema cerebrale o emorragia intracranica.
La dengue è una malattia soggetta a notifica: il medico ha l’obbligo di segnalazione al dipartimento sanitario competente.