La dengue o febbre dengue è una zoonosi, cioè una infezione trasmessa dagli animali all’uomo. (leggi)
La dengue è un’infezione causata da un virus (DENV) a singolo filamento di RNA, di cui si conoscono quattro varianti (sierotipi): DENV1, DENV2, DENV3 e DENV4. (leggi)
La maggior parte delle persone che contraggono il virus della dengue sono asintomatiche. (leggi)
L’esame medico consente di valutare la sintomatologia anche in relazione ad un eventuale viaggio in paesi dove la dengue è endemica. (leggi)
Il trattamento della dengue è sintomatico. Non ci sono farmaci specifici. (leggi)
La prevenzione delle dengue si basa sull’adozione di misure di protezione individuali e ambientali, in particolare nelle zone dove l’infezione è endemica, e sull’uso di vaccini. (leggi)
Se ritieni di avere i sintomi della dengue, o se a qualcuno dei tuoi familiari è stata diagnosticata la dengue, parlane con il tuo medico di fiducia. (leggi)
Le medicine non convenzionali tendono ad avere un approccio olistico nei confronti della malattia, tendono cioè a considerare “il malato” nella sua complessità di individuo, al di là del singolo organo malato. (leggi)
Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata alla dengue sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)
Che cos'è la Dengue?
La dengue o febbre dengue è una zoonosi, cioè una infezione trasmessa dagli animali all’uomo. Il primo caso confermato risale al 1779-1780. E’ una malattia diffusa nella fascia climatica tropicale e subtropicale, prevalentemente in zone molto popolate, con una prevalenza maggiore durante e dopo la stagione delle piogge.
La dengue non è una malattia contagiosa, non può cioè essere trasmessa direttamente da uomo a uomo, ma richiede un vettore – zanzare del genere Aedes - che infettandosi trasmetta il virus da un individuo all’altro. I sintomi dell’infezione sono generici, simili a quelli di una sindrome influenzale. Nel 5% dei casi di infezione si sviluppa dengue emorragica o sindrome da shock dengue che possono avere esito fatale. La mortalità varia da <1% fino al 15% dipendentemente dalla possibilità di cura del paziente.
Casi particolari di trasmissione dell’infezione da dengue sono rappresentati dalla trasfusione di sangue e dal trapianto di organi e dalla trasmissione verticale dalla madre al figlio che può verificarsi in gravidanza. Durante un focolaio epidemico nella Guiana francese nel 2012-2013, il tasso di trasmissione verticale della dengue in un gruppo di donne è risultato compreso tra il 18,5% e il 22,7%, a seconda del modello di calcolo utilizzato, con un rischio maggiore di trasmissione per infezione materna contratta nelle ultime settimane di gravidanza, in prossimità del parto (Basurko et al., 2018). Sporadicamente, sono stati riportati casi di trasmissione durante l’allattamento, da uomo a uomo tramite ferite da punture di aghi, per via sessuale (Liew, 2020; Lalle et al., 2018; Wagner et al., 2004).
La trasmissione del virus della dengue segue due modelli: epidemico e iperendemico. La trasmissione epidemica si manifesta quando uno dei sierotipi virali viene introdotto in un’area geografica dove il virus normalmente non circola. Se la suscettibilità delle persone e il numero di possibili vettori lo consentono si origina un focolaio epidemico e il rischio di infezione si attesta sul 25-50%. In genere la trasmissione virale inizia nei centri urbani e si allarga alle zone circostanti. I viaggiatori che arrivano in queste aree durante la trasmissione epidemica possono contrarre il virus (Gubler, 2004). La trasmissione iperendemica è caratterizzata dalla continua crcolazione di tutti i sierotipi virali della dengue, in aree dove ci siano ospiti suscettibili e vettori competenti per tutto l’anno, indipendentemente dalla stagione. In queste regioni, la maggior parte degli adulti è immune perché ha sviluppato nel tempo gli anticorpi verso il virus, ma il rischio di dengue emorragica è più alto (soprattutto in caso di reinfezione) e il rischio di infezione per i viaggiatori è maggiore rispetto alle aree dove la trasmissione del virus è di tipo epidemico (Wilder-Smith, Gubler, 2008).
Negli ultimi anni si è osservata una progressiva diffusione della malattia. I casi segnalati sono passati da poco più di 500mila nel 2000 a 5,2 milioni nel 2019. Il più alto numero di casi è stato riportato nel 2023, per un totale di 80 paesi coinvolti: le infezioni sono state 6,5 milioni e le morti 7300 (letalità: circa 0,1%), i paesi più colpiti sono stati Bangladesh, Malesia, Thailandia e Vietnam. Le cause di questo picco di malattia sono diverse: l’ampliamento dei possibili vettori (non solo A. aegypti, ma anche altre specie appartenenti allo stesso genere, in particolare A. albipictus o zanzara tigre), i cambiamenti climatici associati al fenomeno di El Niño, la fragilità dei sistemi sanitari dopo la pandemia da COVID-19, l’instabilità politica e i problemi economici, le crisi umanitarie, lo spostamento di ampi volumi di persone (World Health Organization – WHO, 2024). Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la metà della popolazione mondiale è a rischio di infezione e 100-400 milioni sono le infezioni che si verificano ogni anno (World Health Organization – WHO, 2024).
In Europa la maggior parte dei casi di dengue è diagnosticata in persone che ritornano da zone dove la malattia è enedemica. In anni recenti, però, sono stati individuati focolai originatesi in loco in aree a clima temperato, tra cui l’Italia. I primi casi di dengue non di importazione sono stati segnalati per la prima volta in Francia e Croazia nel 2010. Nel 2023 sono stati documentati focolai autoctoni in Francia (43 casi in 8 cluster), Spagna (3 casi) e Italia (82 casi, 4 cluster accertati). Nel nostro paese, dal 1 gennaio all’8 aprile 2024 i casi segnalati di infezione da virus della dengue sono stati 117, tutti di importazione, con nessun caso mortale (Istituto Superiore di Sanità – ISS, 2024 e 2024a).
Attualmente la dengue è endemica in più di 100 paesi.