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Dengue

Cause

Quali sono le cause della Dengue?

La dengue è un’infezione causata da un virus (DENV) a singolo filamento di RNA, di cui si conoscono quattro varianti (sierotipi): DENV1, DENV2, DENV3 e DENV4. DENV2 e DENV3 sono quelli più frequentemente associati a forme gravi di infezione. Nel 2015 sembra sia stato scoperto un quinto sierotipo del virus della dengue (DENV5).

Il virus appartiene al genere Orthoflavivirus (ex genere Flavivirus), famiglia Flaviviridae, gruppo Arbovirus. Gli Arbovirus comprendono tutti i virus che sono trasmessi all’uomo con la puntura di un insetto, come ad esempio il virus della febbre del Nilo, il virus Zika, il virus della febbre gialla, il virus della chikungunya.

Il virus dengue è trasmesso all’uomo tramite la puntura di una zanzara femmina infetta del genere Aedes. Il vettore principale e più efficiente è Aedes aegypti, seguito dalla specie Aedes albopictus o zanzara tigre. Quest’ultima, originaria del Sud Est asiatico, si è diffusa nei climi temperati europei, inclusa il nostro paese, perché più tollerante al freddo rispetto ad A. aegypti.

La zanzara contrae il virus dopo aver punto una persona infetta. Se punge immediatamente dopo un altro individuo, il virus può essere trasmesso anche a quest’ultimo. In caso contrario è necessario un periodo di incubazione di 8-12 giorni perché il virus si replichi nell’intestino dell’insetto e poi diffonda in altri tessuti, in particolare nelle ghiandole salivari. Trascorso il periodo di incubazione la zanzara è in grado di trasmettere a sua volta il virus. La durata del periodo di incubazione nell’insetto dipende da diversi fattori: temperatura esterna (ottimale: 25-28°C), oscillazione della temperatura giornaliera, genotipo virale, concentrazione iniziale del virus. Una volta infettata, la zanzara trasmette il virus per tutta la durata del suo ciclo vitale (in media 21 giorni, ma l’intervallo può andare da 15 a 65 giorni) (World Health Organization – WHO, 2024).

Le uova di zanzara del genere Aedes tollerano bene lunghi periodi in ambiente secco, fino ad un anno, mentre muoiono a temperature inferiori a 10°C.

Il virus della dengue ha una forma sferica il cui diametro misura circa 50 nM. Nella membrana a doppio strato fosfolipidico del virus sono presenti due glicoproteine E (“envelope”) e M (”membrane”). La glicoproteina E serve al virus come chiave di accesso per entrare nella cellula da infettare. La membrana fosfolipidica avvolge il nucleocapside costituito da RNA genomico e copie di una proteina denominata C (“capside). Il virus penetra nella cellula da infettare per endocitosi, ossia tramite la creazione di invaginazione nella membrana cellulare che chiudendosi forma una vescicola all’interno del citoplasma cellulare: la fusione tra membrana virale e membrana vescicolare permette il rilascio dell’RNA virale nel citoplasma. Nella cellula, l’RNA virale si comporta come RNA messaggero per la sintesi delle proteine virali, strutturali e non strutturali, necessarie per duplicare il genoma virale (RNA polimerasi RNA-dipendente) e per l’assemblaggio delle particelle virali, che rilasciate all’esterno della cellula, sono pronte per infettare nuove cellule (Clyde et al., 2006).

In vitro il virus della dengue è risultato capace di infettare le cellule di diversi tessuti: epitelio, endotelio, fegato, muscolo, cellule dendritiche, monociti, midollo osseo, mastociti. Antigeni virali sono stati individuati in macrofagi (cellule del sistema immunitario presenti nei tessuti), nelle piastrine e nei loro precursori (megacariociti). E’ possibile che la presenza del virus in queste cellule possa contribuire alla viremia (presenza del virus nel sangue) (Noisakran et al., 2010; Halstead, 1989).

L’uomo rappresenta l’ospite principale del virus: alcuni primati possono svolgere la funzione di serbatoio ma non sviluppano la dengue emorragica. La trasmissione dall’uomo alla zanzara si può verificare fino a 2 giorni prima la compara dei sintomi nella persona infetta e fino a 2 giorni dopo la scomparsa della febbre. Tanto più alta è la viremia e la febbre, tanto maggiore è il rischio di trasmissione dall’uomo alla zanzara in caso di puntura. Di contro, un titolo anticorpale elevato è associato ad un minor rischio di infezione uomo-zanzara. Nell’uomo, il periodo di incubazione dell’infezione varia da 3 a 14 giorni, con una media di 5-7 giorni (World Health Organization – WHO, 2024; Rathore et al., 2022).

Le forme più gravi di malattia, dengue emorragica e sindrome da shock dengue, si manifestano in genere verso il terzo-settimo giorno di infezione in persone che sono gia state infettate una prima volta con un sierotipo virale differente. Uno studio condotto in India, paese che ha visto recentemente un’impennata dei casi di dengue, sembrerebbe suggerire un cambio di paradigma, ovvero che una percentuale sostanziale di casi di malattia grave e di decessi si verifichi anche con la prima infezione virale (Aggarwal et al., 2024).

La dengue può essere trasmessa al feto durante la gravidanza. Il rischio sembra dipendere dal periodo di gravidanza in cui viene infettata la madre. In una metanalisi relativa a 36 studi clinici per un totale di circa 39mila donne infettate in gravidanza, la dengue è stata associata ad un aumento del rischio di morte materna, di nati morti e di mortalità neonatale. L’analisi non ha rilevato un’associazione statisticamente significativa tra infezione materna ed esiti della gravidanza quali nascita pretermine, sanguinamento materno, basso peso alla nascita e rischio di aborto spontaneo (prevalenze aggregate: 14,9% per sindrome da shock dengue; 14% per nascita pretermine; 13,8% per sanguinamento materno; 10,1% per basso peso alla nascita; 6% per aborto spontaneo; 5,6% per nati morti) (Rathore et al., 2022). Risultati smili erano emarsi anche da una precedente metanalisi relativa però ad un numero di studi inferiore (Xiong et al., 2017). Studi condotti con campioni molto più piccoli, avevano invece suggerito una correlazione tra l’infezione di dengue in gravidanza e un aumento del rischio di parto prematuro e basso peso alla nascita (Tougma et al., 2020; Nujum et al., 2019; Basurko et al., 2009).