Come si diagnostica Covid-19?
Gli esami disponibili per diagnosticare COVID-19 comprendono:
Test molecolare
Il test molecolare si basa sulla tecnica diagnostica RT-real time PCR (Reverse transcriptasi-polymerase chain reaction), variante della tecnica della reazione a catena della polimerasi o PCR. Questo test consente di identificare con elevata sensibilità e specificità target genetici presenti in un campione biologico (Ministero della Salute – Istituto Superiore di Sanità, 2020). L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di utilizzare per la diagnosi di COVID-19 campioni ottenuti dal secreto bronchiale, dall’aspirato endotracheale o tramite il lavaggio bronco-alveolare. In alternativa (indisponibilità dei campioni, assenza di sintomatologia polmonare), si possono utilizzare campioni prelevati dalle alte vie respiratorie (nasofaringe/orofaringe).
Per praticità di prelievo il tampone rinofaringeo (chiamato dai media semplicemente con il termine “tampone”) è diventato il test diagnostico standard per la diagnosi di COVID-19. Il test utilizza un “tampone”, una sorta di cotton fioc un po' più grande, per raccogliere un campione di muco dal naso e/o dalla faringe su cui eseguire poi la ricerca dell'RNA virale tramite PCR. Il tampone rinofaringeo richiede 5-7 ore per l'esito e un laboratorio specializzato per essere processato.
Se il tampone rinofaringeo è negativo (ad esempio quando il tampone è eseguito in una fase precoce di malattia e il virus non ha avuto il tempo di replicarsi), ma la diagnosi clinica è indicativa per infezione polmonare da coronavirus, il test deve essere ripetuto su campioni prelevati in più sedi del tratto respiratorio (naso, sputo, aspirato endotracheale) ed eventualmente anche su sangue, urine e feci. La positività a COVID-19 ha obbligo di notifica all’autorità competente entro 24 ore (World Health Organization – WHO, 2020).
Poiché il tampone rinofaringeo richiede tempi lunghi di risposta e laboratori specializzati non è adatto come test di screening di popolazione o per accertare rapidamente la positività di un paziente in un contesto ospedaliero da prontosoccorso. E' invece considerato il test diagnostico di prima scelta in caso di (Ministero della Salute – Istituto Superiore di Sanità, 2020):
a) caso sospetto o sintomatico
b) persona in quarantena se compare sintomatologia
c) contatto stretto di caso confermato che vive o frequenta regolarmente persone a rischio elevato di complicanze o persone non collaboranti
d) personale sanitario/personale che lavora in contesti a rischio elevato
e) persona in quarantena per conferma la guarigione
Test antigenico rapido
Il test antigenico rapido su tampone nasale, naso-oro-faringe, salivare consente di avere un risultato dopo 30-60 minuti, più velocemente quindi del test molecolare, in assenza di personale specializzato e con costi più bassi (Ministero della Salute – Istituto Superiore di Sanità, 2020).
Il test antigenico rapido valuta la presenza di proteine virali (antigeni) nel campione biologico. Il test antigenico contiene un substrato di anticorpi specifici che si legano agli antigeni del virus SARS-CoV-2 tramite una reazione che può essere letta ad occhio nudo o mediante una apparecchiatura semplice, senza ricorrere ad un laboratorio.
Il test antigenico è qualitativo, dà cioè una risposta si/no per la presenza del virus, ma non dà indicazioni quantitative sulla carica virale. Il test infatti può dare esito negativo se la carica virale è troppo bassa, inferiore al limite diagnostico del test, o se il campione biologico ha subito una qualche alterazione. Di conseguenza, la negatività del test antigenico rapido non esclude la presenza di infezione da SARS-Cov-2; nei casi sospetti, la negatività del test rapido dovrebbe essere confermata da un test molecolare. La sensibilità del test antigenico è simile a quella del test molecolare nella fase iniziale dell'infezione, mentre nella fase presintomatica, la sensibilità del test molecolare è risultata superiore. A seconda della tipologia del test antigenico rapido, la sensibilità varia dal 70% all'86% e la specificità dal 95% al 97% (dati forniti dai produttori) (Ministero della Salute – Istituto Superiore di Sanità, 2020).
Test sierologico
Il test sierologico rileva nel sangue gli anticorpi diretti contro un virus. A seconda del tipo di anticorpo rilevato è possibile sapere se l'infezione è ancora in corso (immunoglobuline M o IgM) oppure si è già risolta (immunoglobuline G o IgG). Nel caso del virus SARS-CoV-2, gli anticorpi iniziano ad essere prodotti dopo 5-7 giorni dalla comparsa dei sintomi, ma la durata della loro permanenza nel sangue è ancora oggetto di indagine. Inoltre, poiché il virus viene rilasciato per un tempo piuttosto lungo, 30-40 giorni, esiste una finestra di tempo in cui virus e anticorpi coesistono. Un altra specificità di questo virus è che i due tipi di immunoglobuline possono comparire contemporaneamente, senza seguire lo schema temporale standard che prevede la comparsa prima delle IgM e poi delle IgG. In alcuni pazienti, i test sierologici rilevano prima le IgG delle IgM. Secondo i ricercatori questo potrebbe essere dovuto all'esposizione precedente ad altre specie di coronavirus: si tratta di virus molto diffusi che nella stagione invernale sono responsabili fino al 20% dei casi di raffreddore comune. In sintesi, per il momento, la rilevazione delle IgG e delle IgM da SARS-Cov-2 non permette di sapere se l'infezione è ancora in atto oppure già risolta (Pulcinelli, 2020; Ministero della Salute – Istituto Superiore di Sanità, 2020).
I test sierologici possono essere più o meno rapidi a seconda della tecnica di rilevazione utilizzata. I test basati su metodi immunometrici sono più sensibili ma meno rapidi dei test basati su metodi immunocromatografici. Questi ultimi, confermano l'avvenuta infezione in caso di positività (rimane comunque l'incognita sul quando sia avvenuta l'infezione), ma non la escludono in caso di negatività (Pulcinelli, 2020). I test immunocromatografici, benchè rapidi (esito nell'arco di una quindicina di minuti), non possono essere utilizzati a fini diagnostici, per cui l'esito positivo deve essere confermato dal tampone molecolare rinofaringeo.