La colite ulcerosa o rettocolite ulcerosa è una malattia cronica infiammatoria intestinale (MICI) che interessa la mucosa del colon e del retto. (leggi)
Le cause della colite ulcerosa (o rettocolite ulcerosa) non sono note, ma è probabile che intervengano fattori sia genetici sia ambientali. (leggi)
La maggior parte delle persone manifesta una sintomatologia da lieve a moderata; meno del 10% presenta sintomi gravi. (leggi)
Gli esami disponibili per diagnosticare la colite ulcerosa (o rettocolite ulcerosa) comprendono: visita medica, test di laboratorio ed esami strumentali. (leggi)
La colite ulcerosa può essere trattata con i farmaci o per via chirurgica. (leggi)
Poiché la causa della colite ulcerosa non è nota, non è disponibile al momento una strategia di prevenzione efficace che eviti di ammalarsi, come per esempio è possibile fare con i vaccini verso alcune malattie infettive (prevenzione primaria). (leggi)
Se ritieni di avere i sintomi della colite ulcerosa, o se a qualcuno dei tuoi familiari è stata diagnosticata la colite ulcerosa, parlane con il tuo medico di fiducia. (leggi)
Le medicine non convenzionali tendono ad avere un approccio olistico nei confronti della malattia, tendono cioè a considerare “il malato“ nella sua complessità di individuo, al di là del singolo organo malato. (leggi)
Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata alla colite ulcerosa sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)
Che cos'รจ la Colite Ulcerosa?
La colite ulcerosa o rettocolite ulcerosa è una malattia cronica infiammatoria intestinale (MICI) che interessa la mucosa del colon e del retto. Insieme alla malattia di Crohn rientra nelle malattie infiammatorie intestinali (IBD, Inflammatory Bowel Disease). Il primo caso di malattia è stato registrato nel 1875.
L’intestino è distinto in intestino tenue e crasso. Quest’ultimo, che costituisce la porzione terminale dell’apparato digerente, è distinto in cieco, colon e retto. La colite ulcerosa interessa il tratto del colon e/o del retto (da cui il nome rettocolite ulcerosa). Quando l’infiammazione interessa solo il retto si parla di proctite, quando interessa anche il sigma, parte finale del colon, si parla di proctosigmoidite, quando interessa il colon di sinistra si parla di colite sinistra e quando interessa tutto il colon di colite totale o pancolite. L’infiammazione è continua e coinvolge esclusivamente lo strato di mucosa della parete intestinale (si differenzia dalla malattia di Crohn in cui l’infiammazione interessa tutta la struttura della parete intestinale). La malattia è caratterizzata da periodi di remissione alternati a periodi di riacutizzazione.
I sintomi della colite ulcerosa comprendono diarrea ematica, febbre, dolore addominale, spasmo dello sfintere anale senza fuoriuscita di feci (tenesmo) e perdita di peso. Nei casi più gravi di malattia possono manifestarsi disidratazione, anemia, ipokaliemia (ridotti livelli di potassio nel sangue) e ipoalbuminemia (ridotti livelli di albumina nel sangue). La malattia può dare anche manifestazioni extraintestinali (35% dei pazienti) a livello articolare (artralgie periferiche e a carico della colonna vertebrale), di cute (eritema nodoso, ulcere aftose, pioderma gangrenoso), di occhi (uveite, irite, episclerite) e di fegato (malattie epatobiliari).
La colite ulcerosa può dare adito a complicanze quali megacolon tossico, perforazione del colon e aumentato rischio tumorale. Il megacolon tossico (5% degli attacchi acuti di colite ulcerosa) consiste in una dilatazione eccessiva del colon, anche in assenza di ostruzione, che comporta febbre alta, confusione mentale, distensione addominale e peggioramento delle condizioni complessive del paziente. L’evento è acuto e la mortalità elevata. I pazienti anziani risultano più a rischio di quelli giovani. Il megacolon tossico può essere scatenato dalla somministrazione di oppiacei e può richiedere l’asportazione completa o parziale del colon. La colite ulcerosa rappresenta un fattore di rischio per tumore del colon retto e, in misura minore, per i tumori della pelle, incluso il melanoma (Singh et al., 2014). Rispetto alla malattia di Crohn, la colite ulcerosa sembrerebbe associata ad un rischio di tumore inferiore; fra i pazienti con colite ulcerosa, quelli più a rischio, sembrerebbero i pazienti con malattia estesa a tutto il colon e di lunga durata (Biancone et al., 2016). In particolare per il tumore del colon associato a colite ulcerosa, altri fattori di rischio comprendono: stato di infiammazione progressiva, colangite sclerosante primaria e sesso maschile. Anche alcuni trattamenti per la colite ulcerosa sono associati ad un aumento del rischio tumorale: le tiopurine ad esempio aumentano il rischio di tumori della pelle diversi dal melanoma, mentre gli inibitori del TNFalfa aumentano il rischio di melanoma. Inoltre i pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali che hanno già avuto un tumore presentano un rischio aumentato (+30%) di recidiva o di nuovo tumore, indipendentemente dal trattamento immunosoppressivo (incidenza sovrapponibile con tiopurine, inibitori del TNFalfa, tiopurine più TNFalfa, nessun trattamento immunosoppressivo) (Shelton et al., 2016). Nei pazienti con colite ulcerosa di lunga durata (>10 anni) è importante, pertanto, attuare protocolli di screening annuali volti ad individuare eventuali lesioni precancerose a carico del colon (colonscopia) e della pelle. La remissione prolungata della colite ulcerosa è risultata ridurre il rischio di tumore (National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Disease – NIDDK, 2014).
I dati epidemiologici indicano un’incidenza maggiore della colite ulcerosa nei paesi più industrializzati. In Europa l’incidenza della malattia è risultata doppia nei paesi situati nella parte occidentale rispetto a quelli delle zone più a est (Burisch et al., 2014). In Asia e nel Pacifico il trend è analogo: i dati relativi a 9 stati mostrano un aumento della malattia nei paesi a più elevato tasso di sviluppo, con Australia e Nuova Zelanda in testa alla classifica (Ng et al., 2013). In Italia l’incidenza di colite ulcerosa è di 6-15 casi/100mila persone/anno (Corazza et al., 2017).
La colite ulcerosa si manifesta prevalentemente nei giovani, con un picco di incidenza fra i 15 e i 30 anni e un secondo picco dopo i 60 anni. In base ai dati relativi ad una coorte di pazienti di origine scandinava, a 10 anni dalla diagnosi di colite ulcerosa, circa il 40% dei pazienti presenta infiammazione intermittente o continua e i pazienti, che alla diagnosi presentavano una maggior estensione della malattia, hanno evidenziato un rischio più elevato di progressione di malattia (10% dei pazienti con infiammazione circoscritta al retto alla diagnosi; 18% dei pazienti con infiammazione estesa anche al sigma, tratto finale del colon, alla diagnosi). Circa il 10% è andata incontro ad intervento chirurgico di asportazione del colon (Solberg et al., 2009). La mortalità si attesta, attualmente, sull’1-2% circa.
Gli studi sull’influenza di possibili fattori sullo sviluppo delle malattie infiammatorie croniche intestinali ha evidenziato un’associazione positiva con parto cesareo, dieta ricca in grassi e proteine animali e povera di fibre, inquinamento dell’aria e carenza di vitamina D. Come fattore di rischio specifico per colite ulcerosa è emerso l’uso di contraccettivi orali, mentre sembrerebbe un fattore protettivo la rimozione chirurgica dell’appendice per infiammazione acuta (appendicectomia) (European Crohn’s and Colitis Organisation, 2017).
E’ stato osservato che nelle pazienti con colite ulcerosa lo stato di malattia – malattia attiva o in remissione - influenza l’esito della gravidanza. Essere in uno stato di malattia attivo quando si concepisce e/o durante la gravidanza aumenta la probabilità di aborto spontaneo, parto pretermine (<37 settimane) e basso peso alla nascita del bambino (< 2500 g). Essere invece in remissione al momento del concepimento sembra non avere influenza o avere un’influenza minima sul decorso della gravidanza (Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA, 2013).