La clamidia è tra le più comuni infezioni sessualmente trasmissibili. (leggi)
La clamidia è causata dall’infezione da parte del batterio gram-negativo Chlamydia trachomatis. (leggi)
Nella maggior parte dei casi la clamidia è una malattia silente, perché non manifesta sintomi nelle persone che la contraggono. (leggi)
La diagnosi di clamidia viene effettuata compiendo un’analisi di laboratorio di campioni potenzialmente infetti prelevati dal paziente. (leggi)
Trattandosi di un’infezione batterica, è necessario trattare la clamidia con gli antibiotici. (leggi)
L’agente eziologico della clamidia è il batterio Chlamydia trachomatis, trasmesso attraverso il contatto con organi genitali infetti. (leggi)
Se ritieni di avere i sintomi della clamidia, o se a qualcuno dei tuoi familiari è stata diagnosticata la clamidia, parlane con il tuo medico di fiducia. (leggi)
Le medicine non convenzionali tendono ad avere un approccio olistico nei confronti della malattia, tendono cioè a considerare “il malato“ nella sua complessità di individuo, al di là del singolo organo malato. (leggi)
Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata alla clamidia sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)
Che cos'è la Clamidia?
La clamidia è tra le più comuni infezioni sessualmente trasmissibili, causata dal batterio Chlamydia trachomatis. Questo batterio è intracellulare obbligato, perciò può svolgere le sue funzioni vitali e riprodursi solo se si trova all’interno di una cellula eucariote vivente.
Si stima che circa 100 milioni di persone vengano infette ogni anno, con un’incidenza pari all’1,7% nella popolazione compresa tra i 14 e i 39 anni di età (Torrone et al., 2014; World Health Organization-WHO, 2012). La clamidia colpisce indifferentemente uomini e donne, ma è più frequente tra le donne sessualmente attive al di sotto dei 25 anni di età (Satterwhite et al., 2013).
Il contagio avviene attraverso qualunque tipo di rapporto sessuale (vaginale, anale e orale) con un partner infetto. Costituiscono dei fattori di rischio la giovane età, l’avere rapporti sessuali con partner multipli e il mancato utilizzo di barriere profilattiche (Schembri, Schober, 2011).
Il batterio colonizza gli organi dell’apparato uro-genitale e i primi sintomi possono comparire da una a tre settimane in seguito alla contrazione, poiché il ciclo di riproduzione del microrganismo è piuttosto lento. Tuttavia, nella maggioranza dei casi l’infezione da clamidia rimane asintomatica e il paziente non si accorge di essere infetto. È stato, infatti, osservato che tra la popolazione affetta, solo il 10% degli uomini e una percentuale compresa tra il 5 e il 30% delle donne, ne avverte i sintomi (Korenromp et al., 2002).
Nell’uomo la clamidia colpisce soprattutto il tratto uretrale, portando a secrezioni anomale dalla punta del pene e bruciore durante la minzione. Alcune volte, se l’infezione si estende all’epididimo, si possono ritrovare arrossamento e gonfiore dei testicoli.
Nelle donne l’infezione interessa la cervice e l’uretra, con possibile manifestazione di perdite vaginali e sanguinamento in assenza di mestruazioni, irritazione urinaria, sofferenza addominale e dolori durante o in seguito al rapporto sessuale.
Attraverso un rapporto anale o per diffusione dalla regione vaginale, la clamidia può estendersi al retto, provocando dolore e perdite ematiche.
In seguito al contatto con secrezioni genitali infette possono manifestarsi congiuntiviti e, a volte, un rapporto sessuale orale può indurre infezioni della gola quali faringite.
Inoltre una donna incinta, al momento del parto, può trasmettere al figlio la clamidia, che può dare origine a infezioni dell’occhio (congiuntivite batterica neonatale) e dell’apparato respiratorio (es. pomonite) nel bambino (Epicentro, 2015).
Sebbene sia generalmente silente, il decorso della patologia può comportare serie conseguenze nel momento in cui la clamidia, non trattata, evolve originando una malattia infiammatoria pelvica (Inflammatory Pelvic Disease, PID). La PID si instaura quando microrganismi quali Chlamydia trachomatis, Neisseria gonorrhoeae e Mycoplasma genitalium si diffondono dal tratto genitale inferiore fino ad interessare l’utero e le tube di Falloppio (salpingite). Tale infiammazione pelvica può essere acuta o subclinica (asintomatica). Entrambe le forme, provocando danni agli organi riproduttivi, possono indurre infertilità o portare a condizioni di gravidanza extrauterina (Haggerty et al., 2010).
Un’altra possibile conseguenza della clamidia è l’instaurarsi, in seguito all’uretrite, di una particolare forma di artrite, la sindrome di Reiter, accompagnata da febbre e congiuntivite (Carter et al., 2012).
Inoltre la presenza dell’infezione aumenta di cinque volte il rischio di contrarre il virus dell’HIV nel paziente (Epicentro, 2015).