Cosa chiedere al medico e al farmacista sulla Cataratta?
Se ritieni di avere i sintomi della cataratta, o se a qualcuno dei tuoi familiari è stata diagnosticata la cataratta, parlane con il tuo medico di fiducia.
Ecco alcune domande che potresti porre.
La cataratta è una malattia dell’invecchiamento ed è dovuta alla perdita di elasticità e trasparanza del cristallino, la lente naturale presente nell’occhio. Il progredire dell’età non è l’unica causa della malattia, anche se è la più importante. Altre cause sono rappresentate da traumi all’occhio, da malattie sistemiche (es. diabete) o infettive (es. rosolia), dall’uso di alcuni farmaci (es. corticosteroidi, busulfan). La cataratta può essere anche congenita.
La cataratta incide sulla qualità della vita perché riduce progressivamente la capacità di vedere in modo nitido e se non trattata può portare a cecità.
La terapia della cataratta è chirurgica e consiste nella sostituzione del cristallino con una lente artificiale. L’intervento chirurgico è una procedura consolidata, ma presenta, anche se in percentuale molto bassa, rischi intra e post-operatori (le complicanze più gravi sono rappresentate dall’infezione della parte interna dell’occhio, endoftalmite, e dall’accumulo di liquidi a livello della macula, edema maculare cistoide). La lente artificiale che sostituisce il cristallino può risolvere in parte o completamente i difettivi visivi preesistenti.
Prima di eseguire un intervento di cataratta è importante (Società Oftalmologica Italiana – SOI, 2016):
a) verificare lo stato dell’occhio (assenza di trucco, rimozione di eventuali lenti a contatto in entrambi gli occhi e sospensione dell’uso di protesi oculare nell’orbita controlaterale 24 ore prima dell’intervento)
b) verificare se il paziente sta assumento farmaci anticoagulanti o immunosoppressivi (nella maggior parte dei casi i farmaci anticoagulanti non devono essere sospesi; per i farmaci immunosoppressivi, la durata della sospensione deve essere valutata caso per caso)
c) verificare se il paziente ha seguito la profilassi antibiotica indicata (la profilassi antibiotica serve a ridurre la flora batterica congiuntivale, ma non ci sono evidenze scientifiche che riduca il rischio di endoftalmite, ovvero di infezione interna dell’occhio)
d) verificare se il paziente ha seguito la profilassi per l’edema maculare cistoide (questo tipo di profilassi si basa sulla somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) ed è risultata efficace per ridurre il rischio di edema maculare cistoide in caso di interventi di cataratta con o senza eventi avversi intraoperatori. L’edema maculare cistoide consiste nell’accumulo di liquido sieroso tra gli strati della macula come se fossero presenti numerose cisti. L’alterazione anatomica della macula compromette la funzionalità visiva)
e) identificare l’occhio da operare
f) verificare lo stato di dilatazione (midriasi) della pupilla (la midriasi facilita l’esecuzione dell’intervento di cataratta; viene ottenuta con la somministrazione di farmaci sotto forma di colliri, inserti congiuntivali o per via intracamerale. Nei pazienti a rischio di sindrome intraoperatoria dell’iride a bandiera (IFIS, Intraoperative Floppy Iris Syndrome), i farmaci sistemici in uso che possono provocare tale sindrome (es. tamsulosin) non devono essere sospesi, ma si raccomanda una terapia di profilassi con atropina)
g) valutare il tipo di anestesia (generale, locale, topica) e, in caso di anestesia locale o topica, un’eventuale sedazione del paziente.
Dopo l’intervento di cataratta, per ridurre il rischio di eventi avversi postoperatori, è importante seguire scrupolosamente alcune indicazioni:
a) evitare di sfregare l’occhio operato
b) evitare di dormire sul lato dell’occhio operato
c) seguire correttamente le terapie farmacologiche prescritte (eventuale somministrazione di collirio antibiotico)
d) evitare sforzi fisici (come ad esempio sollevare pesi)
e) indossare occhiali da sole dopo l’intervento chirurgico (fotofobia transitoria)
f) effettuare i controlli raccomandati (il rischio di infezione oculare è alto nelle due settimane che seguono l’operazione chirurgica)
Nota:
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