L’alopecia areata è una delle patologie più comuni del sistema pilifero. (leggi)
Le cause dell’alopecia areata possono essere immunologiche, neurologiche, genetiche. (leggi)
L’alopecia areata si manifesta con la perdita di capelli o peli (barba, sopracciclia, etc) in una o più zone della pelle. (leggi)
La diagnosi clinica di alopecia areata si basa sull’osservazione delle manifestazioni cliniche. (leggi)
Attualmente non ci sono terapie risolutive per l’alopecia areata e mancano anche linee guida condivise a livello internazionale sulle diverse opzioni disponibili. (leggi)
L’alopecia areata è una malattia complessa che riconosce più cause (immunologiche, neurologiche, genetiche), il cui meccanismo non è stato ancora chiarito ed è pertanto difficile parlare di prevenzione. (leggi)
Se ritieni di avere i sintomi dell’alopecia areata, o se a qualcuno dei tuoi familiari è stata diagnosticata l’alopecia areata, parlane con il tuo medico di fiducia. (leggi)
Le medicine non convenzionali tendono ad avere un approccio olistico nei confronti della malattia, tendono cioè a considerare “il malato“ nella sua complessità di individuo, al di là del singolo organo malato. (leggi)
Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata all’alopecia areata sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)
Che cos'è Alopecia areata?
L’alopecia areata è una delle patologie più comuni del sistema pilifero. Si tratta di una malattia ad esordio acuto, presumibilmente di natura autoimmune. E’ caratterizzata dalla comparsa di chiazze ovali o rotonde prive di capelli o peli, di numero e dimensioni variabili che possono estendersi, nei casi più gravi, a tutto il cuoio capelluto (alopecia totale) oppure a tutto il corpo (alopecia universale) (Hordinsky, 2013).
Il follicolo pilifero è un’unità funzionale della pelle. Si forma durante lo sviluppo fetale; alla nascita ognuno di noi presenta il proprio corredo genetico di follicoli piliferi. Ogni follicolo pilifero è corredato da una ghiandola sebacea e un muscolo, il muscolo erettore del pelo. Il follicolo pilifero ha origine epidermica (strato superficiale della pelle) e affonda nel derma (strato intermedio della pelle). Presenta una parte aerea, fusto del pelo, e una parte interna, denominata radice. Lo sbocco del follicolo in prossimità della superficie cutanea si chiama ostio follicolare. La parte più bassa della radice corrisponde al bulbo che accoglie nella parte inferiore la papilla dermica, una struttura riccamente vascolarizzata deputata alla regolazione del ciclo follicolare. La papilla è circondata da cellule indifferenziate (cellule della matrice o più semplicemente matrice) che evolvendosi possono andare a formare il pelo oppure la parte più interna della radice (guaina epiteliale interna). La porzione di follicolo compresa fra l’ostio e il punto di inserzione del dotto della ghiandola sebacea prende il nome di infundibolo; la parte compresa fra inserzione del dotto sebaceo e inserzione del muscolo erettore è denominata istmo. Il punto di inserzione del muscolo erettore al follicolo prende il nome di bulge e quest’area è sede delle cellule staminali (indifferenziate) del follicolo (Tosti, Piraccini, 2016).
Il ciclo vitale del pelo comprende tre fasi: anagen, catagen e telogen. La durata di ciascuna fase varia a seconda della zona di pelle. I capelli e i peli della barba sono caratterizzati da una durata della fase di anagen, fase proliferativa o di crescita, maggiore di tutti gli altri tipi di peli, che può durare da 2 a 7 anni e da una fase di catagen (fase di regressione) e telogen (fase di riposo) molto più corte. Ciglia, sopraciglia, peli pubici e ascellari presentano un ciclo vitale di durata inferiore rispetto a quello di barba e capelli in cui le fasi di catagen e telogen durano di più della fase di anagen.
Durante l’anagen si ha la crescita del pelo: durata della fase di anagen e velocità di crescita del pelo determinano la lungheza del pelo stesso. Segue quindi la fase di catagen, con durata variabile da 7 a 21 giorni. Quando il follicolo entra in catagen si interrompe l’attività mitotica delle cellule della matrice che vanno incontro a morte programmata (apoptosi). Il bulbo del pelo rimpicciolisce e sale progressivamente nel derma fino all’altezza dell’inserzione del muscolo erettore del pelo. In questa fase il bulbo si allontana dalla papilla dermica con cui rimane collegato da una sottile stuttura. In telogen continua il processo di involuzione del follicolo la cui parte inferiore arriva a trovarsi all’altezza della ghiandola sebacea. Si assiste ad una progressiva riduzione dell’ancoraggio della radice del pelo al follicolo fino alla sua caduta (exogen). La durata della fase di telogen varia a seconda delle zone del corpo (tre mesi per i capelli). A fine telogen si ha la ripresa della fase di anagen dovuta all’interazione fra papilla dermica, risalita con il bulbo fino all’istmo, e le cellule staminali del bulge, che in parte vanno a colonizzare la papilla stessa originando un nuovo bulbo in anagen che progressivamente discende nel derma e da cui origina un nuovo pelo. In condizioni normali il pelo che cade è seguito dal pelo in crescita secondo un ciclo continuo per cui il numero di peli, o capelli, rimane costante. In condizioni particolari il ciclo di crescita si interrompe per cui al pelo vecchio non succede quello nuovo e l’ostio follicolare rimane vuoto: questa fase prende il nome di kenogen. In condizioni di kenogen si ha una riduzione della densità di peli o capelli (Tosti, Piraccini, 2016).
Normalmente a livello di cuoio capelluto, i follicoli sono riuniti in unità follicolari formate da 3-5 follicoli terminali e 1-2 follicoli del vello (la normale peluria che ricopre la superficie corporea con l’eccezione dei palmi di mani e piedi e le mucose che sono invece glabre); i follicoli in anagen sono il 90%, quelli in catagen l’1% e quelli in telogen il 10%. Nei pazienti con alopecia areata il rapporto fra capelli in anagen e capelli in telogen si modifica sostanzialmente fino ad arrivare ad un rapporto di 60:40 o 50:50 e in alcuni pazienti ad una prevalenza dei capelli in telogen (Spano, Donovan, 2015a)
Con il termine alopecia si definisce una condizione in cui si ha una riduzione quantitativa di capelli o peli in una zona di cute che ne è fisiologicamente dotata, ad esempio sopracciglia, barba, pube. Nelle zone di cute colpite i follicoli piliferi interrompono la fase di crescita ed entrano in una condizione “di riposo”.
L’alopecia si distingue in congenita e acquisita. L’alopecia acquisita è ulteriormente classificata in “non cicatriziale” e “cicatriziale”. Le alopecia non cicatriziali possono essere reversibili a differenza di quelle cicatriziali in cui si ha la distruzione delle cellule staminali del follicolo pilifero. L’alopecia areata rientra nel gruppo delle alopecie non cicatriziali.
L’alopecia areata colpisce il capello, o pelo, in fase anagen (effluvium in anagen), in particolare nella fase caratterizzata da una maggiore attività di divisione cellulare (attività mitotica). La malattia non provoca la distruzione del follicolo, e in molto casi si verifica regressione con la ricrescita dei capelli.
L’andamento dell’alopecia areata è molto variabile. Interessa prevalentemente il cuoio capelluto, ma può manifestarsi anche a livello di sopracciglia, barba o altre zone normalmente provviste di peli. Si può manifestare con la comparsa di una sola chiazza o di più chiazze con diametro di qualche centimetro; a volte chiazze successive si possono formare quando la prima è già in regressione. Le chiazze possono confluire e in alcuni casi si è osservata una caduta completa dei capelli (alopecia totale) anche in 48 ore. In genere l’alopecia areata non colpisce i capelli bianchi: se l’alopecia areata si manifesta con un esordio acuto in una persona brizzolata, si può avere un’improvvisa “imbiancatura” dei capelli per la perdita di quelli pigmentati (“fenomeno di Maria Antonietta”). Se le chiazze di alopecia interessano il bordo del cuoio capelluto, si parla di ofiasi per l’andamento serpeggiante della chiazza stessa. Più raramente l’alopecia areata si presenta in forme atipiche: alopecia areata androgenetica-like, sisaipho o “ophiasis inversus” (ofiasi che invece di partire dal bordo del cuoio capelluto parte dalle zone centrali), alopecia areata diffusa o “incognita” (Campo, 2011).
L’alopecia areata interessa sia persone adulte che bambini e non dipende dal tipo di capello; le fascie di età il cui l’incidenza è maggiore è quella precedente la pubertà e le decadi dai 20 ai 40 anni; è rara nei bambini molto piccoli (età < 3 anni) e nelle persone anziane (età > 60 anni).
Negli Stati Uniti la prevalenza della malattia è stata stimata pari allo 0,1-0,2% (Alkhalifah et al., 2010). Si stima che l’1,7% delle persone vada incontro ad un episodio di alopecia areata nel corso della vita e, sebbene in alcuni sottogruppi di pazienti si osservi regressione della malattia fino al 50-80% dei pazienti, si stima che il 5% delle persone con alopecia areata possa evolvere verso la forma totale (perdita completa dei capelli) o universale (alopecia estesa a tutto il corpo) (Price, 2003).
L’alopecia areata è comunemente associata ad altre malattie che coinvolgono il sistema immunitario quali asma, rinite allergica, dermatite atopica, tiroidite e vitiligine. I pazienti che soffrono di alopecia areata possono inoltre manifestare alterazioni alle unghie; tali manifestazioni possono precedere, seguire o essere concomitanti alla perdita dei capelli (Hordinsky, 2013).
Sebbene siano disponibili diversi trattamenti, non esiste al momento attuale una terapia definitiva, in grado di risolvere completamente la malattia.