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Propifenazone

Optalidon, Neo-Optalidon, Saridon e altri


Indicazioni - Quali sono le indicazioni terapeutiche di Propifenazone?

Il propifenazone è indicato come analgesico nel trattamento sintomatico di mal di testa (cefalea) e nevralgie. (leggi)

Posologia - Qual è la posologia di Propifenazone?

Riportiamo di seguito la posologia del propifenazone nelle diverse indicazioni terapeutiche. (leggi)

Controindicazioni - Quando non si deve usare Propifenazone?

Il propifenazone è controindicato in caso di ipersensibilità (leggi)

Avvertenze - Quali informazioni conoscere prima di usare Propifenazone?

La somministrazione orale di propifenazone deve avvenire a stomaco pieno. (leggi)

Interazioni - Quali sono le interazioni farmacologiche di Propifenazone?

Il propifenazone è presente in diverse specialità medicinali in associazione ad altri principi attivi: paracetamolo, butalbital, codeina, oxolamina, flavoxato, caffeina, vitamina C (acido ascorbico). (leggi)

Effetti collaterali - Quali sono gli effetti collaterali di Propifenazone?

Il propifenazone può provocare eruzioni cutanee di natura allergica. (leggi)

Tossicità - Qual è la tossicità di Propifenazone?

Intossicazioni gravi e/o fatali con il propifenazone sono un evento abbastanza raro. (leggi)

Farmacologia - Come agisce Propifenazone?

Il propifenazone è un farmaco antinfiammatorio non steroideo appartenente alla classe dei pirazoloni, brevettato nel 1931.
(leggi)

Farmacocinetica - Qual è il profilo farmacocinetico di Propifenazone?

Il propifenazone viene rapidamente assorbito sia dopo somministrazione orale sia dopo somministrazione rettale. (leggi)

Classificazione - Qual è la formula di struttura di Propifenazone?

La formula bruta di propifenazone è C14H18N2O. (leggi)

Bibliografia - Quali fonti bibliografiche per Propifenazone?

Le informazioni contenute nella ricerca Pharmamedix dedicata al propifenazone sono state analizzate dalla redazione scientifica con riferimento alle fonti seguenti. (leggi)

Specialità - Quali sono le specialità medicinali che contengono Propifenazone?

Propifenazone è prescrivibile nelle specialità commerciali Cistalgan, Optalidon, NeoOptalidon, Saridon. (leggi)

 

Il propifenazone è un farmaco antinfiammatorio non steroideo (FANS) appartenente alla classe dei pirazoloni, brevettato nel 1931. In commercio è presente come generico e in diverse specialità medicinali in associazione a paracetamolo (Influvit, Neo-Optalidon, Saridon, Veramon), codeina (Spasmoplus), butalbital (Optalidon), flavoxato (Cistalgan) e oxolamina (Uniplus).

Il propifenazone è indicato come analgesico e antinfiammatorio nel trattamento del dolore associato a mal di testa (cefalea), mal di denti, dolori mestruali, nevralgie, dolore reumatico o postoperatorio.

Il dosaggio raccomandato di propifenazone per il paziente adulto è pari a 350-700 mg/die per via rettale (supposte). In associazione ad altri principi attivi, il propifenazone è disponibile in formulazioni da somministrare per via orale o per via rettale, anche in ambito pediatrico. Per bocca, il propifenazone deve essere somministrato a stomaco pieno (per ridurre il rischio di tossicità gastrica; la gastrotossicità è un effetto di classe dei FANS).

Poichè la maggior parte delle specialità che contengono il propifenazone sono associazioni di due o tre farmaci, è opportuno prendere in considerazione controindicazioni, avvertenze, tossicità di tutti i farmaci presenti nell’associazione farmacologica.

Il propifenazone è controindicato nei pazienti con ipersensibilità al farmaco e in quelli con predisposizione a manifestare allergie verso acido acetilsalicilico o altri FANS. In quanto FANS, il propifenazone è controindicato in caso di ulcera gastrointestinale in atto o pregressa, di diatesi allergica, disturbi della coagulazione. Il propifenazone è inoltre controindicato in caso di porfiria acuta (il farmaco ha evidenziato attività porfirinogenica in vivo), granulocitopenia, deficit da glucosio-6-fosfato-deidrogenasi; nei bambini con meno di 2 mesi di età; in gravidanza e durante l’allattamento.

Il propifenazone può essere utilizzato come analgesico in trattamenti a breve termine. In caso di mal di testa, l’utilizzo eccessivo e prolungato di analgesici e FANS può provocare la cronicizzazione della cefalea (cefalea da abuso di farmaci) sia nei pazienti adulti sia nei bambini.

Nei pazienti anziani, più sensibili agli effetti collaterali dei FANS, soprattutto a livello gastrointestinale, il propifenazone dovrebbe essere somministrato alla dose efficace più bassa possibile.

I FANS, incluso il propifenazone, devono essere somministrati con cautela nei pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali (colite ulcerosa, morbo di Crohn) perchè potrebbe manifestarsi un peggioramento del quadro clinico; nei pazienti con ipertensione o insufficienza cardiaca, perchè si potrebbe avere ritenzione idrica da FANS; nei pazienti con insufficienza renale, perchè i FANS possono provocare un peggioramento della capacità filtrante del rene per inibizione della sintesi delle prostaglandine che sostengono la perfusione renale.

Il propifenazone deve inoltre essere somministrato con attenzione nei pazienti che assumono più farmaci per il rischio potenziale di interazione farmacologica. Il propifenazone infatti può interferire con l’azione o la tollerabilità dei seguenti farmaci o sostanze: anticoagulanti orali, alcool, farmaci per l’ipertensione (diuretici tiazidici, ACE-inibitori, antagonisti dell’angiotensina II), antiaggreganti, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), corticosteroidi, fenitoina, ipoglicemizzanti orali (acetoesamide, clorpropamide, tolbutamide).

Come tutti i farmaci anche il propifenazone può indurre effetti collaterali; il rischio di effetti collaterali aumenta quando il propifenazone è somministrato in associazione ad altri principi attivi, in particolare caffeina e butalbital. La caffeina infatti può agire come stimolante ed indurre nei pazienti più sensibili ipereccitabilità (insonnia, tachicardia). Il butalbital è un barbiturico a breve durata d’azione, lipofilo, che attraversa facilmente la barriera ematoencefalica, con elevato potenziale d’abuso e grave rischio di intossicazione (insufficienza respiratoria, coma, rabdomiolisi, insufficienza renale). In letteratura sono riportati episodi di abuso con la combinazione del butalbital con propifenazone e caffeina.

Gli effetti collaterali osservati dopo somministrazione di propifenazone comprendono eruzioni cutanee di natura allergica e tossicità ematica (trombocitopenia, leucopenia, agranulocitosi, anemia), che sebbene rari, limitano l’uso del farmaco; tossicità gastrointestinale e renale (tossicità di classe); asma (segnalazioni sporadiche); reazioni di ipersensibilità.

Intossicazioni gravi e/o fatali con il propifenazone somministrato in monoterapia sono risultate rare. Il sovradosaggio di propifenazone provoca nausea e vomito; nei casi più gravi, convulsioni, perdita di coscienza, coma. Sono riportati in letterature intossicazioni di propifenazone più codeina in pazienti pediatrici, manifestatesi con sonnolenza, miosi, convulsioni e coma.

Il propifenazone non deve essere somministrato durante il primo trimestre di gravidanza perchè come tutti i FANS potrebbe provocare alcune malformazioni o aborto (in vivo il farmaco non ha evidenziato effetti teratogeni, combinato con paracetamolo e caffeina è stato associato a ritardo della crescita uterina quando somministrato a dosi maggiori rispetto a quella corrispondente nella specialità OTC per l’uomo). L’esposizione ai FANS durante il terzo trimestre di gravidanza è associata a chiusura prematura del dotto arterioso, a ipertensione polmonare e a oligoidramnios con insufficienza renale. L’esposizione ai FANS al termine della gravidanza può comportare ritardo del parto (azione inibitoria sulle contrazioni uterine) e sanguinamento prolungato.

Il propifenazone è un derivato pirazolonico con attività analgesica e antipiretica. Il meccanismo d’azione è quello tipido dei FANS e consiste nell’inibizione della sintesi delle prostaglandine mediante blocco dell’enzima cicloossigenasi. La cicloossigenasi è l’enzima che catalizza la conversione dell’acido arachidonico negli endoperossidi PGG2 e PGH2, da cui derivano prostaglandine e trombossani.

Nel trattamento della febbre (attività antipiretica) il propifenazone è poco usato per il rischio di gravi reazioni di ipersensibilità e a carico del sangue (anemia emolitica e malattia da siero).

Come analgesico il propifenazone è usato in combinazione con paracetamolo, caffeina, butalbital, codeina, oxolamina. L’associazione con caffeina potenzia l’azione analgesica dell’antinfiammatorio.

Le diverse associazioni del propifenazone sono utilizzate in analgesia per il trattamento del dolore acuto episodico quale il mal di testa (cefalea), il mal di denti, il dolore mestruale (dismenorrea o mestruazione dolorosa), le nevralgie.

Da dati di letteratura pubblicati, il propifenazone è risultato indurre analgesia più rapidamente dell’acido acetilsalicilico in caso di dolore ai denti dopo intervento chirurgico, ma l’analgesia è risultata di durata inferiore. In associazione a paracetamolo e caffeina, l’analgesia è risultata più rapida e di maggior durata rispetto al paracetamolo, all’ibuprofene e all’acido acetilsalicilico somministrati da soli, non in combinazione (monoterapia).

L’uso prolungato di analgesici nel trattamento della cefalea può indurre cronicizzazione del mal di testa (cefalea da abuso di farmaci). Tutti gli analgesici somministrati da soli o combinati con caffeina, barbiturici o codeina, possono provocare farmacodipendenza quando utilizzati per la cura del mal di testa. Il meccanismo con cui l’uso frequente e ripetuto dell’analgesico provoca la cronicizzazione del mal di testa non è noto, ma sembra che coinvolga il neurotrasmettitore serotonina.

Il propifenazone viene rapidamente assorbito sia dopo somministrazione orale sia dopo somministrazione per via rettale (supposte). L’azione farmacologica compare rapidamente con un picco (massimo effetto) dopo circa mezz’ora.

Il propifenazone si lega poco alle proteine del sangue (10%).

il propifenazone viene metabolizzato nel fegato (il 25% della dose somministrata è metabolizzata nel fegato per effetto di primo passaggio) ed è in parte convertito in un derivato, l’acido rubazoico, che conferisce alle urine una tipica colorazione rossastra.

Il propifenazone viene escreto in piccola quantità nel latte materno, pertanto l’allattamento non è raccomandato quando si assume il farmaco.

L’escrezione è prevalentemente renale e l’emivita plasmatica è di 1-2 ore.